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Vittoriale Degli Italiani

Il Vittoriale, i fiumani e il dialogo europeo

Con riferimento all’intervento del signor Bernkopf in merito alla bandiera del Comune di Rijeka/Fiume esposta sui pennoni al Vittoriale degli italiani [intervento pubblicato il 6 settembre scorso sul quotidiano “La Gazzetta di Parma” e riportato in calce, ndr], vorrei spiegare al pubblico dei lettori una realtà di fatto.

In qualità di Segretario Generale della Società di  Studi Fiumani e direttore dell’Archivio Museo storico di Fiume, ricostituiti in esilio a Roma nel 1960, sono molto grato al Presidente della Fondazione del Vittoriale Giordano Bruno Guerri per aver offerto in questi anni la più ampia collaborazione e amicizia verso la nostra istituzione. Tale collaborazione ha portato fecondi frutti non solo nell’ambito degli studi sul periodo dannunziano di Fiume, ma anche nella costruzione di un ponte culturale con l’odierna città di Fiume (in  croato Rijeka), appartenente dopo la dissoluzione dell’ex Jugoslavia (1991-1996) alla Repubblica di Croazia.

L’aver il presidente Guerri voluto mantenere esposta la bandiera dell’odierno municipio di Fiume-Rijeka è stato soprattutto un atto di gentilezza e di apertura culturale europea nei confronti di una amministrazione cittadina, che sostanzialmente rispetta le minoranze oggi presenti in città, tra cui anche quella italiana.

Ricordo bene quando, qualche anno fa, fu organizzata una mostra filatelica dedicata a Fiume, alla quale furono invitati l’Ambasciatore di Croazia e l’Assessore alla cultura croato del comune di Fiume-Rijeka. In quella solenne occasione erano presenti anche i dirigenti della Società di Studi Fiumani e i dirigenti dell’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo-Libero Comune di Fiume in esilio con sede a Padova. Tutto ciò è accaduto perché le nostre associazioni dal 1991 in poi hanno iniziato un dialogo ufficiale con la città di origine, affinché dalle violente contrapposizioni del passato si potesse ricostruire un percorso di pace e di scambi culturali reciproci tra  gli esuli fiumani e i croati.

Lo stesso presidente Guerri è giunto nel 2018 a Fiume insieme a noi per stabilire contatti in città con studiosi croati e della nostra minoranza. La tragedia dell’esodo fiumano, istriano e dalmata per noi è uno degli scopi imperativi da non dimenticare e divulgare, ma nel rispetto delle reciproche storie nazionali. I precisi richiami storici riguardanti l’epopea fiumana descritti da Edoardo Bernkopf non fanno una piega e sono sacrosanti, ma a mio avviso la risposta sintetica del presidente Guerri  “Gentile sig. Bernkopf, abbiamo messo la bandiera di Rijeka oggi come mettiamo la bandiera italiana senza stemma sabaudo” deve essere considerata per quanto sopra da me esposto.

Si può essere sfavorevoli al dialogo o contrari, ma le nostre organizzazioni hanno deciso per l’apertura. Infine, la stessa tumulazione dei resti di Riccardo Gigante è stata possibile grazie all’intervento fondamentale del presidente Guerri che ha accolto la nostra richiesta e gliene saremo perennemente grati.

Dott. Marino Micich
Direttore Archivio Museo storico di Fiume

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Gentile Direttore della Gazzetta di Parma,

al Vittoriale degli Italiani di Gardone, dove riposano le spoglie di D’Annunzio e dei suoi più cari amici e compagni d’arme, sventola giustamente una bandiera di Fiume, ma non il tricolore rosso, giallo e blu di Fiume italiana, ma la bandiera azzurra di Rijeka croata. Quando l’ho vista, ero convinto che si trattasse di un errore di qualche impiegato. Mi ha invece risposto così il Presidente della Fondazione Giordano Bruno Guerri, confermando che si è trattato di una precisa scelta culturale da lui voluta: “Gentile sig. Bernkopf, abbiamo messo la bandiera di Rijeka oggi come mettiamo la bandiera italiana senza stemma sabaudo. G. B. Guerri”.

Non è la stessa cosa: i Fiumani si battevano per l’Italianità, non necessariamente per la monarchia, tanto che nel ’21, alle prime elezioni libere dopo la prima guerra mondiale, quando a seguito del Trattato di Rapallo Fiume fu proclamata “Città libera”, vinsero gli autonomisti di Riccardo Zanella, destituito l’anno dopo dal colpo di stato fascista.

Come figlio di esuli fiumani sono mortificato, e credo lo siano tutti gli esuli giuliano dalmati, e fiumani in particolare: al Vittoriale degli Italiani una bandiera slava proprio non mi aspettavo che potesse sventolare. Non è certo per Rijeka che D’Annunzio è partito con i suoi Legionari, fra cui Antonio Gottardo, Giuseppe Piffer, Mario Asso e Guido Keller, che riposano nelle arche del Mausoleo del Vittoriale.

Non è certo per Rijeka che è morto Riccardo Gigante, senatore e  sindaco di Fiume, ucciso dai partigiani comunisti slavi senza processo, e  gettato barbaramente in una fossa comune. All’arrivo dei suoi resti al Vittoriale, la Signora Gigante coprì la cassa con il tricolore senza stemma sabaudo, ma anche con la bandiera Rossa, Gialla e Blu di Fiume italiana. Nell’occasione Giordano Bruno Guerri ebbe a dire “possiamo soddisfare una volontà di Gabriele d’Annunzio e del suo amico Riccardo Gigante che desideravano essere seppelliti insieme, vicino ad altri compagni di guerra e dell’Impresa di Fiume”. Avrebbe dovuto dire “dell’impresa di Rijeka”: se vedessero sventolare la bandiera croata sopra di loro, quei morti si rivolterebbero nelle loro arche di pietra.

Non posso che pregare il Dottor Guerri di correggere questo errore.

Edoardo Bernkopf