Rendere giustizia a vittime innocenti di odio e di violenza
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"Debbo innanzitutto viva riconoscenza all'on. Lucio Toth, per aver ripercorso con assoluta puntualità e completezza il cammino che abbiamo insieme percorso in questi sette anni - celebrando 'il Giorno del Ricordo' - per rendere giustizia agli italiani che furono vittime innocenti - in forme barbariche raccapriccianti, quelle che si riassumono nella incancellabile parola 'foibe' - di un moto di odio, di cieca vendetta, di violenza prevaricatrice, che segnò la conclusione sanguinosa della seconda guerra mondiale lungo il confine orientale della nostra patria. E a cui si congiunse la tragica odissea dell'esodo di centinaia di migliaia di istriani, fiumani e dalmati dalle terre loro e dei loro avi". Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della celebrazione al Quirinale del "Giorno del ricordo". "E' stato necessario partire da un impegno di verità - ha continuato il Capo dello Stato - contro ogni reticenza ideologica o rimozione opportunistica, per poter arrivare alla riconciliazione. E sulla base di un discorso di verità sulle sofferenze degli italiani e sulle brutalità delle più spietate fazioni titine - discorso che all'inizio ci procurò qualche reazione polemica sull'altra sponda dell'Adriatico, ma poi si è imposto perché intrecciato con una nostra severa riflessione sulle colpe del fascismo - è stato quindi, sulla base di un discorso di verità, che si è potuto raggiungere il traguardo della riconciliazione, cioè del reciproco riconoscimento con le autorità e le opinioni pubbliche slovene e croate, e del comune impegno per un mare di pace in un'Europa di pace. Un impegno che superi ogni residuo o nuovo motivo di frizione e affronti i problemi rimasti ancora insoluti". "Questo riavvicinamento e questo incontro di cui oggi possiamo compiacerci sono stati resi possibili - ha rilevato il Presidente Napolitano - anche dal cambiamento del tempo storico : perché i due presidenti con i quali a Trieste rendevo omaggio al monumento dedicato all'esodo degli italiani, non portavano sulle loro spalle nessuna responsabilità per le degenerazioni del comunismo jugoslavo, compiutesi quando non erano nemmeno nati e con la cui eredità storica avevano rotto operando per la costruzione di una democrazia di ispirazione europea nella nuova Slovenia e nella nuova Croazia". Il Capo dello Stato ha concluso il suo discorso celebrativo rendendo una "esplicita una domanda che magari serpeggia : ma non abbiamo ormai detto tutto su vicende di 70 anni fa? Ha senso ritornarci sopra ad ogni ricorrenza del Giorno del Ricordo? Ebbene, sì, ha senso, dobbiamo rispondere. Ha senso per essere vicini a chi visse quella tragedia e ne può dare ancora testimonianza, per essere vicini ai loro figli e ai loro nipoti. Riconciliazione non significa rinuncia alla memoria e alla solidarietà. E ha senso perché quanto più i giovani, i ragazzi di oggi, si compenetrano con ogni passaggio importante, con ogni squarcio doloroso della nostra storia di italiani - e penso anche alle prossime celebrazioni della prima guerra mondiale - tanto più potrà rinsaldarsi la nostra coesione nazionale e insieme con essa rafforzarsi la nostra voce in Europa". Giorgio Napolitano