Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata
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Intervento di Antonio Ballarin al Quirinale

Di seguito l’intervento svolto dal Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati, dott. Antonio Ballarin, durante la cerimonia istituzionale del Giorno del Ricordo 2019 svoltasi al Quirinale sabato 9 febbraio. 

 

Affinché ciò che è accaduto non accada più. È questo il senso del Giorno del Ricordo. Gli abomini patiti dal Popolo istriano, fiumano e dalmata siano di monito ai cuori ed alle menti umane, affinché una stagione di pace e tolleranza prosperi duratura. Affinché la sofferenza, la violenza gratuita, l’emarginazione da noi subita non abbiano più cittadinanza per nessun gruppo etnico, religioso, politico, né a causa delle idee professate, né in base allo status sociale degli individui. Affinché l’agire degli uomini e delle donne possa essere governato in spirito di fratellanza. Affinché i diritti umani vengano rispettati, anche se alcuni dei nostri attendono di esserlo da settant’anni. E perché la verità guidi le azioni ed i giudizi delle persone. Le piccole spille o i fazzoletti che portiamo non sono vezzi alla moda, ma medaglie create per restare fedeli alla verità della nostra Memoria e ad una identità che agisca come lievito benefico nella società. Non è retorica. Durante tutto l’anno per testimoniare questo senso di civiltà, centinaia e centinaia di volontari, rispondendo all’urgenza di affermare un ideale, raccontano la nostra storia e trasferiscono, in questo modo, i più alti valori umani. E dopo la narrazione, da anni, le medesime persone si fanno carico di guidare altre persone, prima ignare, nei luoghi dal quale tutto è cominciato. Così operando, viene ricomposta, giorno dopo giorno, la frattura in un popolo che in stragrande maggioranza scelse l’Esodo ed in minima parte rimase in Istria, Quarnaro e Dalmazia. Le nostre Associazioni, da anni, praticano il loro impegno a favore di una Memoria che sia in grado di costruire un’etica di pace e verità. Ed è proprio in forza di questo 2 impegno che è stato possibile far comprendere il vero animo della nostra gente, amante appassionata della Terra alla quale appartiene, trasmettendo tali valori anche alle Istituzioni che oggi governano l’Istria, il Quarnaro e la Dalmazia. Solo grazie a questo paziente lavoro è stato possibile, per esempio, riesumare pochi mesi fa le vittime di Castua, presso Fiume, trucidate, come molte altre, a guerra finita. Non possiamo che ringraziare quelle Istituzioni, croate, slovene ed italiane, che hanno permesso di realizzare un atto di giustizia e pietà umana, dimostrando, oggi, un alto senso di civiltà. Ma non basta. È necessario continuare in questa direzione. Altri nostri morti aspettano una lapide che li ricordi lì dove sono morti. Cosi come è necessario l’impegno della Politica, quella con la ‘P’ maiuscola, alla quale chiediamo aiuto per definire una volta per tutte le attese della nostra gente, in ossequio a Trattati internazionali che devono essere rispettati, pena la poca credibilità e la disaffezione dalla cosa pubblica. Il mondo dell’Esodo Giuliano-Dalmata, da tempo, ha saputo oltrepassare le barriere dell’ideologia politica, così come gli steccati costruiti ad arte dai nazionalismi. Eppure, nonostante ciò, nonostante il paziente lavoro di testimonianza teso a costruire, a dare visione futura, a riconciliare, a far capire che senza Memoria non vi è futuro e senza coscienza del male non vi è possibilità di vita, resta sempre un alone di discriminazione che è duro a morire e che aleggia sul mondo dell’Adriatico orientale, cerniera tra popoli e mai cesura. A fronte di una Memoria sempre più conosciuta e condivisa, assistiamo, allibiti, a tentativi condotti da una piccola minoranza ideologizzata volti a minimizzare il nostro dramma e ci domandiamo come sia possibile ‘giustificare’. È come se non ci si rendesse conto che la giustificazione di una barbarie chiama la giustificazione di altre barbarie e così via, fino a ripetere gli orrori di una pulizia etnica e di un oblio esistenziale, come quello vissuto dalle nostre famiglie. Crimini come la strage di Vergarolla – la più grande del periodo repubblicano, accaduta a Pola il 18 agosto del 1946 quando questa era ancora territorio italiano e dove trovarono la morte più di 100 persone – non vanno in prescrizione. Proprio in quest’ottica riterremmo opportuno la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta per fare piena luce su simili tragici eventi e, attraverso la verità storica, arrivare ad una Memoria che sia conosciuta e condivisa da tutti. Il nostro popolo, la nostra gente, è sempre stata aperta ed integrante. Questo popolo ha saputo far ripartire la propria esistenza da una tragedia senza rompere un vetro, senza il minimo atto di violenza, desideroso di far comprendere, nella sua fierezza, che è giusto restare nella propria Terra, è giusto vivere in pace, è giusto poter tornare, non da turisti ma con la dignità dovuta, nei luoghi che amiamo, uniti a quella Terra alla quale siamo indissolubilmente legati, nonostante ogni dramma, sciagura ed ingiustizia.