La Fondazione Spirito – De Felice presenta i suoi archivi
I fondi Tamaro, Mazzolini, Massi e Papo riguardano il confine orientale italiano
Lo scorso 15 dicembre la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, con il contributo della Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali del MIBACT, ha realizzato nella propria sede di Piazza delle Muse a Roma il convegno “Le culture politiche italiane negli archivi della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice”. Donazioni, acquisizioni e materiale librario a disposizione dell’istituto hanno consentito ai relatori di spaziare su destra cattolica, nazionalismo, liberalismo, politica monarchica, irredentismo, neofascismo e sindacalismo nazionale: in attesa che gli atti della giornata vengano pubblicati negli Annali della Fondazione, vi sono relazioni che hanno dimostrato particolare attinenza con la storia del confine orientale.
Innanzitutto quella tenuta dal Vicepresidente della Fondazione Gianni Scipione Rossi, incentrata su Attilio Tamaro, storico, giornalista e diplomatico giuliano che incarnò, sviluppò e studiò l’irredentismo di prima della Grande guerra e di cui la fondazione possiede numerose carte e corrispondenze. A lui si deve, fra l’altro, nell’Enciclopedia italiana del 1933 il lemma “Irredentismo”, visto come prosecuzione del Risorgimento, benché gli attivisti presenti nelle terre irredente appunto vi facessero rientrare personaggi e fermenti locali anche precedenti alla Terza guerra d’indipendenza. Volontario del Regio Esercito nel 1915 e poi responsabile della propaganda presso gli alleati dell’Intesa con riferimento alle rivendicazioni italiane nei confronti dell’Austria-Ungheria, a conflitto terminato Tamaro fu deluso per non essere stato nominato direttore del quotidiano di Trieste Il Piccolo e dovette accontentarsi di fare il caporedattore per L’Idea Nazionale, testata dell’Associazione Nazionalista Italiana che però non raggiunse mai il livello dei principali giornali. Entrato nei ranghi della diplomazia con l’infornata “ventottista”, fu in carico ad Amburgo, Helsinki e Berna; espulso dal Partito Nazionale Fascista, non aderì alla Repubblica Sociale nonostante le pressioni ricevute e nel dopoguerra collaborò sotto pseudonimo a Rivolta Ideale.
Proveniva da Trieste anche Ernesto Massi, padre della geopolitica italiana e oggetto di studio da parte di Andrea Perrone, collaboratore della Fondazione Spirito-De Felice e autore di una relazione che ne ha innanzitutto evidenziato la formazione ad ampio raggio, frutto di una sintesi di culture e di lingue diverse, dovuta anche al fatto di aver svolto le scuole elementari a Graz e che il padre era croato (il cognome originario Maček sarebbe stato italianizzato con il Regio decreto del 1927). Attivo nel gruppo d’ateneo della FUCI di Trieste, Massi avrebbe poi fondato con il collega Giorgio Roletto la rivista Geopolitica, sulla cui linea scientifica molto influì il rapporto diretto instaurato con Karl Haushofer, che già nel 1924 aveva avviato la Zeitschrift für Geopolitik. Sul versante politico, Massi rientra tra i padri fondatori della Sinistra nazionale, che presenta come continuazione della Sinistra storica risorgimentale e cui fornisce un ricco e variegato pantheon, nel quale rientrano fra gli altri Mazzini e la sua idea di nazione, Gentile ancorché rappresentante della Destra storica prefascista, Olivetti con il corporativismo, Imbriani e l’Associazione in Pro dell’Italia Irredenta e Romolo Murri, poiché il cattolicesimo in politica era essenziale per la formazione dello stato etico di matrice hegeliana.
Il segretario del Comitato scientifico del Comitato 10 Febbraio, Lorenzo Salimbeni, ha, infine, relazionato sul fondo Luigi Papo, grande attivista dell’associazionismo degli esuli istriani, fiumani e dalmati al quale si deve soprattutto la meticolosa redazione dell’Albo d’oro. Venezia Giulia e Dalmazia nell’ultimo conflitto: tra i 20.000 nomi qui raccolti figurano pure quelli di centinaia di italiani vittime delle stragi delle foibe e delle deportazioni perpetrate dalle forze partigiane di Tito. Proveniente da una famiglia irredentista, Papo fu esponente del cosiddetto “fascismo di frontiera”, soprattutto durante la RSI, come comandante della terza compagnia del 2° Reggimento Milizia Difesa Territoriale “Istria”, ma nel suo Albo d’oro non mancano, ancorché in maniera incompleta, le vittime della violenta repressione antipartigiana nazista attuata in queste zone, con accenni anche alle uccisioni avvenute alla Risiera di San Sabba. Fondatore nel 1948 del Centro per la Tutela degli Interessi degli Esuli Adriatici, poi Centro Studi Adriatici, che dal 1964 si sarebbe fuso con l’Associazione Nazionale Irredenta, di cui avrebbe costituito una sorta di comitato scientifico, Papo ha affidato alla Fondazione Spirito un ricco epistolario intrattenuto con rappresentanti politici e degli esuli, nonché documenti e ritagli di giornali inerenti località giuliano-dalmate e personaggi collegati alle vicende delle foibe e dell’esodo.
Fonte: Comitato 10 Febbraio