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Radivo Paolo La Strage Di Vergarolla

La strage di Vergarolla secondo i giornali giuliani dell’epoca

Ricorre oggi l’anniversario della strage più sanguinosa nella storia dell’Italia repubblicana, avvenuta sulla spiaggia di Vergarolla, presso Pola, domenica 18 agosto 1946. A causa dello scoppio di un deposito di mine disinnescate, almeno un centinaio furono i morti (solo 64 identificati, gli altri vennero letteralmente polverizzati) e ancor di più i feriti, i più gravi dei quali il dottor Geppino Micheletti si prodigò di salvare presso l’ospedale cittadino, pur sapendo che tra le vittime c’erano anche i suoi due figli piccoli. E come loro tanti altri bambini, donne, civili inermi che pensavano di trovare una giornata di serenità al mare.

A questo terribile episodio, compiuto quasi certamente da elementi provenienti dall’Ozna, la feroce polizia segreta del dittatore comunista jugoslavo Tito, il Libero Comune di Pola in Esilio – “L’Arena di Pola” ha dedicato nel 2015 il volume di Paolo Radivo La strage di Vergarolla (18 agosto 1946) secondo i giornali giuliani dell’epoca e le acquisizioni successive che può essere scaricato liberamente in formato Pdf dal sito internet dell’associazione cliccando sul seguente link:

Paolo Radivo – La strage di Vergarolla (18 agosto 1946) secondo i giornali giuliani dell’epoca e le acquisizioni successive

Pubblichiamo di seguito l’Introduzione dell’autore.

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Questo volume storiografico è composto da tre capitoli. Il primo, narrativo, analizza come i numerosi giornali giuliani dell’epoca raccontarono la strage di Vergarolla e i relativi sviluppi sotto ogni profilo. Il secondo capitolo, il più corposo dei tre, consiste nella trascrizione di tutti gli articoli attinenti usciti sulle testate giornalistiche giuliane coeve di lingua italiana, slovena e croata di ogni tendenza politica. Il terzo capitolo, narrativo, compara le fonti dirette giornalistiche di allora con quelle archivistiche, giornalistiche, bibliografiche e orali successive. In questa parte finale si possono inoltre leggere alcuni documenti d’archivio inglesi e italiani finora inediti (almeno nella loro versione integrale e/o nella loro traduzione italiana).

Il libro assolve una duplice funzione: documentale e d’inchiesta. Da un lato propone infatti per la prima volta la rassegna completa della stampa giuliana d’epoca sul tema; dall’altro ne illustra i contenuti in modo critico e li raffronta con tutto quanto emerso in seguito, fornendo infine nuovi elementi e spunti di riflessione.

Quest’opera fu concepita anni or sono come uno dei progetti 2012 del Libero Comune di Pola in Esilio, da realizzare grazie al contributo finanziario della legge 72/2001 sulle attività culturali delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati. Lo scopo era di fornire sia agli studiosi sia agli interessati una preziosa fonte primaria mancante, utile anche per successive ricerche, insieme a un imprescindibile corredo narrativo. Nel frattempo l’esule polese Lino Vivoda ha fatto in un suo libro del 2013 alcune rivelazioni importanti circa uno dei possibili attentatori, mentre nel 2014 sono usciti in contemporanea due testi storiografici ineludibili su Vergarolla: il volume del giovane storico piemontese Gaetano Dato e l’opuscolo del compianto storico fiumano William Klinger, commissionato dal Libero Comune di Pola in Esilio ed allegato a “L’Arena di Pola”. Purtroppo le fonti principalmente archivistiche e secondariamente giornalistiche consultate e proposte dai due autori non hanno permesso di rispondere in modo risolutivo ai quesiti cruciali ancora aperti: chi furono i mandanti e gli esecutori? Qual era il loro movente? Quante furono le vittime totali? Chi erano quelle non identificate? Quanti furono nel complesso i feriti e come si chiamavano quelli non registrati? Il Governo Militare Alleato della Venezia Giulia, che respinse qualsiasi responsabilità legale, contribuì al pagamento dei sussidi ai feriti e ai familiari delle vittime?

La mancata soluzione di tali rebus ha confermato l’utilità e l’opportunità di compiere un lavoro organico ed esaustivo sulle fonti giornalistiche giuliane di allora, invece di renderlo superfluo. Inoltre le recentissime acquisizioni pubblicistiche e testimoniali hanno consigliato una ricognizione e un’analisi di quanto emerso dopo il 1946 per offrire un quadro possibilmente completo del materiale oggi esistente sulla spinosa materia.

Nemmeno la consultazione sistematica dei giornali giuliani del tempo e l’illustrazione ragionata delle altre fonti disponibili hanno consentito di sciogliere definitivamente tutti i nodi essenziali del caso. Ma almeno hanno colmato determinate lacune fornendoci elementi nuovi e a volte illuminanti.

Ora dunque ne sappiamo di più sui preparativi e le gare natatorie svoltesi la mattina di domenica 18 agosto 1946 a Vergarolla, sul luogo e l’orario dello scoppio, sull’impatto materiale e psicologico causato a Pola e ai polesani, sul numero e le caratteristiche degli ordigni esplosi, sui soccorsi alle vittime e le cure ai feriti, sul lutto cittadino, sul numero esatto (64) e i dati anagrafici dei morti identificati e sepolti nonché (ma con molta minore precisione) dei feriti, sui funerali, sul cordoglio e la solidarietà di polesi e non, sul recupero degli effetti personali delle vittime, sulle messe di suffragio, sulle benemerenze al dottor Geppino Micheletti, sui feriti e i familiari delle vittime beneficiari del sussidio corrisposto tramite la Presidenza di Zona, sulle indagini ufficiali, sulle polemiche circa le responsabilità, sulla rimozione degli ordigni residui dalla città, sulla natura dolosa o accidentale dello scoppio, sui possibili esecutori e mandanti, sul movente, sullo scenario politico-diplomatico in cui la strage si collocò, sulle speranze che i polesani filo-italiani ancora nutrivano, sull’offensiva terroristica condotta dai titini contro i filo-italiani e gli anglo-americani nella Venezia Giulia, sulle altre piste ventilate oltre a quella jugoslava (che rimane la più verosimile), nonché sul completamento delle gare a Vergarolla interrotte il giorno della catastrofe. Ora sappiamo inoltre dell’indagine avviata dalla magistratura italiana ma subito avocata per competenza dal Governo Militare Alleato.

In vista del settantesimo anniversario del terribile evento, mi sono sentito in dovere di produrre un’opera “di servizio” che, essendo fuori commercio in quanto dotata di un finanziamento statale, consenta di fornire in forma integrale ai lettori anche una ponderosa fonte diretta (quella giornalistica), difficilmente proponibile in un libro commerciale. Così, oltre che alle opinioni, ho potuto dare ampio spazio anche ai documenti.

L’auspicio è che il copioso materiale fornito possa giovare a una migliore ricostruzione e a una più diffusa conoscenza della strage probabilmente più sanguinosa e ignorata dell’Italia repubblicana, in attesa di scoprire verità definitive sulle questioni ancora aperte o controverse.

Tutte le traduzioni dei testi dal croato, dallo sloveno e dall’inglese sono a mia cura.

Ringrazio sentitamente per la preziosa collaborazione: Elida Ferletta, Claudio Bronzin, Ivan Buttignon, Erica Schirò, Nicolò Sponza, Roberto Spazzali, Nelida Milani, Silvio Forza, Ivan Kraljević, Lino Vivoda, Ruggero Botterini, Livio Rupillo, Giuliana Goitani, Luciana Musul, Roberto Scrignari.

Paolo Radivo