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Cuk Trilogiaistriana

La trilogia istriana nel cinema di Franco Giraldi

Avrebbe recentemente compiuto 90 anni il regista giuliano Franco Giraldi, venuto a mancare pochi mesi or sono: alle opere cinematografiche che Giraldi dedicò all’Istria si occupa la nuova pubblicazione del critico cinematografico e Vicepresidente nazionale dell’Anvgd Alessandro Cuk. “La trilogia istriana nel cinema di Franco Giraldi” è il titolo della pubblicazione, di cui pubblichiamo per gentile concessione di Alcione Editore l’introduzione.

 

Il progetto per realizzare questa pubblicazione è partito tre anni fa con l’intento di fare un ulteriore passo nell’approfondimento
del rapporto tra cinema e confine orientale. Dopo le due monografie, riguardanti i due film storici e fondamentali sull’argomento, ovvero La città dolente (1949) di Mario Bonnard e Cuori senza frontiere (1950) di Luigi Zampa, la tappa successiva si è rivolta al cinema di Franco Giraldi.

Un autore che tra gli anni Settanta e Novanta aveva realizzato una trilogia significativa con La rosa rossa (1973) tratto dal romanzo di Pier Antonio Quarantotti Gambini, Un anno di scuola (1977) dal racconto di Giani Stuparich e La frontiera (1996) dal libro di Franco Vegliani. Quindi un lavoro cinematografico che deriva a pieno titolo da una trasposizione letteraria di qualità e che affronta tempi e angolazioni diverse della vita di frontiera.
Ma l’autore nato nel 1931 a Comeno (allora Italia, oggi Slovenia) ha toccato gli argomenti di frontiera anche in alcuni lavori
documentaristici. È avvenuto con La città di Zeno (1978), con Trieste 1948 (1992) e con Ex Jugoslavia – fogli di viaggio (1994). Però anche il suo cortometraggio d’esordio del 1960 ha questa ambientazione e si intitola Il Carso. Un lavoro che si credeva perduto e che è stato ritrovato proprio nel 2020.

Il progetto è poi andato avanti e purtroppo, mentre era in fase avanzata di lavorazione, si è avuta la notizia della scomparsa di Franco Giraldi, lo scorso 2 dicembre, e questo ha cambiato leggermente la direzione della pubblicazione, aggiungendo oltre all’omaggio, anche un ricordo di questo grande autore del cinema italiano, forse talvolta non valorizzato come meritava.

Il suo primo contatto professionale con il mondo del cinema avviene come critico cinematografico, anche se precedentemente,
con gli amici Tullio Kezich e Callisto Cosulich, è tra i fondatori del Circolo del Cinema di Trieste. Ma la città giuliana gli sta stretta e parte per Roma dove inizierà la sua carriera come aiuto regista di autori prestigiosi, tra cui Sergio Leone in Per un pugno di dollari. E il suo esordio nella regia (e i suoi film successivi) avvengono sotto il segno del western.

Poi un passaggio di genere cimentandosi con successo nella commedia all’italiana dirigendo attori di grande livello, tra cui Ugo Tognazzi e Monica Vitti. Ma appena ha potuto Giraldi è tornato alle sue terre d’origine con questa trilogia giuliana, istriana e dalmata che ha cambiato per sempre la sua vita professionale, portando una svolta di qualità nella sua carriera. E’ riuscito a cogliere dei temi e delle atmosfere che probabilmente nessun altro avrebbe potuto raccontare così adeguatamente, con questa misura e attenzione.

Giraldi era un uomo gentile, un signore d’altri tempi, tutti lo riconoscono. Nel gennaio 2007, quando si è svolta un’importante retrospettiva nell’ambito del Trieste Film Festival, ho avuto modo di conoscerlo più da vicino. Abbiamo parlato molto, abbiamo mangiato in compagnia, tra un film e l’altro, abbiamo condiviso qualche proiezione. Siamo stati insieme a commentare quella incredibile coda che si era formata, davanti al cinema Ariston, in attesa di vedere Un anno di scuola, film triestino e misconosciuto.

E poi ci siamo visti nel marzo successivo quando un’altra rassegna si è svolta a Venezia a cura del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e del Circuito Cinema del Comune di Venezia. L’iniziativa, intitolata “Franco Giraldi. Un cinema di frontiera” comprendeva una selezione di film e di documentari cinematografici. In quella giornata intensa del 29 marzo, alle 17 veniva presentata La rosa rossa, alle 19 La giacca verde e alle 21 l’incontro con il regista. A seguire la proiezione de La frontiera.

Poi ci siamo sentiti ancora, più volte, specialmente in quel periodo perché stavo realizzando una pubblicazione su Il cinema di frontiera – Il confine orientale, ma poi anche successivamente. Ci siamo visti a Roma, ma soprattutto ci siamo incontrati più volte al Premio Amidei, a Gorizia, dove era di casa. Una persona dotata di una cortesia e di una signorilità fuori dal comune e capace di una grande ironia.

Questo libro vuole essere un ulteriore approfondimento verso un autore che ha realizzato un tassello significativo del cinema collegato con il confine orientale, trasportando sullo schermo tre grandi testi letterari, con finezza e stile.

Sono delle opere cinematografiche da recuperare e da rivalutare appieno, soprattutto La rosa rossa che ha avuto un grande
riscontro critico e Un anno di scuola che è di difficile visibilità.

[Introduzione di Alessandro Cuk]

Alessandro Cuk, La trilogia istriana nel cinema di Franco Giraldi, Alcione, Venezia 2021, 175 pp.