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Napoleone Campoformido

L’Adriatico orientale e l’operato di Napoleone

Ricorrono il 5 maggio i 200 anni dalla morte in esilio a Sant’Elena di Napoleone Bonaparte, che per un ventennio sconvolse confini, leggi e tradizioni dell’Europa, diffondendo al seguito delle sue armate le idee della Rivoluzione francese.

Le terre dell’Adriatico orientale furono tra le prime a sperimentare le capacità diplomatiche del generale corso che, dopo aver sconfitto le truppe piemontesi ed asburgiche, impose a Vienna la Pace di Campoformido. Aveva così fine nel 1797 la plurisecolare esistenza della Serenissima Repubblica di Venezia, i cui territori venivano ceduti, suscitando la disperazione del giovane Ugo Foscolo/Attilio Hortis, all’Impero d’Austria. Celeberrimo è rimasto l’atto di estrema devozione nei confronti della Repubblica marciana compiuto da Giuseppe Viscovich a Perasto, ove era custodito il Gonfalone della marina da guerra veneziana che, dopo aver dominato la scena a Lepanto ed in tante altre battaglie, veniva sepolto sotto l’altare della Chiesa cittadina. In altre località dalmate i governanti che si preparavano a collaborare con i nuovi dominatori fecero una brutta fine e Capodistria fu il teatro di una rivolta esplosa per lealtà nei confronti del vecchio ordine costituito.

Anche nella penisola italica l’irruzione napoleonica aveva portato, con la collaborazione dei simpatizzanti locali per le nuove idee di “Libertà, uguaglianza e fraternità”, alla nascita di forme statuali rientranti nelle cosiddette Repubbliche sorelle, vale a dire forgiate sul modello della Francia rivoluzionaria. Si trattava della Repubblica Partenopea, della Romana, della Ligure, della Tanspadana e della Cispadana. Quest’ultima, la quale si sarebbe poi fusa con la Transpadana nella Cisalpina, il 7 gennaio 1797 adottò il tricolore verde-bianco-rosso: mutuato dalla nuova bandiera francese blu-bianco-rossa, questo nuovo simbolo di italianità era stato già adottato dai volontari lombardi che avevano irrobustito le file napoleoniche durante la Prima campagna d’Italia.

Si renderà appunto necessaria una Seconda campagna d’Italia per ripristinare tale situazione dopo che un’armata austro-russa aveva rovesciato, con il supporto di lealisti controrivoluzionari e mentre Napoleone era impegnato nella spedizione in Egitto, le cosiddette “repubbliche giacobine”. Nell’Italia settentrionale sarebbe quindi sorta una Repubblica subalpina (poi Repubblica italiana nel 1802), dopodiché gli assetti della penisola sarebbe stati ulteriormente cambiati non da vicende belliche, ma per effetto dell’accentramento del potere da parte del generale Bonaparte. Nel 1804 la Francia diventava, infatti, Impero, l’anno successivo si annetteva la Repubblica ligure ed istituiva i Regni di Napoli, di Roma e d’Italia, i quali di fatto erano satelliti di Parigi. Cingendo la celebre Corona Ferrea Napoleone stesso fu incoronato Re d’Italia nel Duomo della capitale Milano e, per effetto di nuovi accordi ovvero di successi militari nei confronti dell’Austria, al Regno Italico si unirono Gorizia, Venezia ed i suoi ex domini in Istria e Dalmazia, nonché Ragusa, poiché la Repubblica di San Biagio fu conquistata nel 1808.

Il Trattato di Schönbrunn del 1809 si sarebbe rivelato molto invasivo nelle terre dell’Adriatico orientale, in quanto staccava Gorizia, Trieste, Istria, Dalmazia e Ragusa dall’Italia, cui veniva invece annesso l’Alto Adige (nuova denominazione che doveva occultare il legame del Tirolo meridionale con il resto della regione austriaca). Contro tali decisioni vane furono tanto la rivolta di Andreas Hofer nelle valli altoatesine quanto l’opposizione del Vicerè Eugenio Beauharnais alla cessione di quello che era stato il più importante porto dell’Impero d’Austria con tutto il suo retroterra, che andava a costituire insieme a Slovenia e Croazia le Province Illiriche. In questa aggregazione, con capitale a Lubiana, la comunità italiana diventava minoritaria, ma soprattutto si diffondevano tra le popolazioni slave i concetti di nazione e di Stato: le Province Illiriche avrebbero ben presto costituito un punto di riferimento per l’intellettuale croato Ljudevit Gaj nella sua opera finalizzata a promuovere l’unione tra slavi del sud. In questa prima forma di jugoslavismo, inoltre, si era reciso il legame tra Venezia ed i suoi vecchi domini adriatici. Nonostante il congresso di Vienna avesse fatto rientrare tutte queste terre sotto il dominio degli Asburgo, Istria e Dalmazia rimasero nell’orbita balcanica, mentre Venezia restava maggiormente collegata alle dinamiche italiane nella dimensione del Regno lombardo-veneto. Dopo la Seconda guerra d’indipendenza, che aveva separato la Lombardia dai domini austriaci, gli ambienti patriottici dell’Adriatico orientale presagivano che eguale sorte sarebbe ben presto toccata al Veneto, per cui si intensificarono gli appelli affinché venisse ripristinata l’unione amministrativa tra Venezia e l’Istria, ma caddero nel vuoto.

 

(articolo di Lorenzo Salimbeni pubblicato su “L’Arena di Pola” di aprile 2021)