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November 26th, 2024
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GRUPPOal Parlamento

L’ANVGD al Parlamento europeo: una nuova realtà dietro l’angolo

Dopo sessant’anni dall’esodo di centinaia di migliaia di Italiani dalle terre dell’Adriatico orientale, l’Unione Europea ricompatta una realtà riportando Istria, Fiume e Dalmazia in quell’ambito comunitario che da sempre le appartiene. A ribadirlo durante due giornate di incontri a Strasburgo su invito del Parlamento Europeo, una delegazione dell’ANVGD (una ventina i partecipanti provenienti da varie regioni italiane), guidata dal Presidente Antonio Ballarin. Diversi i momenti che hanno segnato la visita, promossa dall’eurodeputato Carlo Fidanza (Fratelli d’Italia-Ppe), che ha chiesto la partecipazione del vice presidente ungherese del Parlamento Europeo Laszlo Surjan, della deputata lettone Sandra Kalniete e del coordinatore Ppe in Commissione Cultura, Marco Scurria. Presenti anche gli onorevoli Angelilli (Vice-presidente Parlamento europeo), Bellato, Bertot, Gardini.
“È la prima volta – spiega Fidanza – che a Strasburgo si affronta la tragedia sottaciuta delle Foibe e dell’esodo. Abbiamo voluto farlo simbolicamente nei giorni dell’ingresso della Croazia nell’Unione Europea perché crediamo in un futuro europeo per i popoli dei Balcani che non può fondarsi sulla rimozione del passato, anche nelle sue pagine più buie. Oggi accendiamo un riflettore sui diritti ancora negati agli esuli (diritto al ritorno, restituzione dei beni, recupero delle salme degli infoibati) e su quelli della minoranza italiana che ancora vive in Slovenia e Croazia. Nel comune spazio europeo, questi diritti devono essere riconosciuti e noi ci impegneremo per questo”.
Antonio Ballarin, attraverso alcune immagini sui confini e le foibe, ha illustrato per sommi capi la storia di queste terre, soffermandosi sui nomi delle città e degli uomini illustri, spesso ignorati nella loro giusta grafia italiana nonostante l’evidenza della plurisecolare presenza veneziana e italiana in queste terre. 
Lo sa bene il Vice Presidente ungherese Laszlo Surjan, che – racconta e sorprende l’uditorio – ha un padre nato a Fiume, che l’italiano lo parlava già all’asilo. Vicende della vita l’avevano riportato nella grande pianura dopo gli studi universitari ma rimane nel DNA della famiglia questo punto di passaggio, di arrivo o partenza che dir si voglia di una comprensione non solo traslata della vicenda adriatica. Per Surjan, esistono due vie d’uscita dalle ingiustizie del Secolo breve, la prima impegna i massimi vertici degli Stati, l’altra, la più importante avviene attraverso una pacificazione nel quotidiano con occasioni d’incontro e rapporti stretti tra coloro che a quest’area appartengono per nascita, provenienza, scelta, o altro ancora. Il tutto basato su principi di verità e giustizia che aprono la strada ad una piena integrazione tra tutti i popoli europei. Il convegno intitolato “Il dovere di ricordare. Dalla pulizia etnica anti-italiana alla repressione del dissenso nell’Est Europeo”, è stato anche l’occasione per ascoltare la testimonianza dell’eurodeputata Sandra Kalniete, già Commissario Ue per la Lettonia, nata in un gulag siberiano, privata da subito dei suoi diritti perché figlia di personaggi invisi al potere e dal potere stesso condannati alla morte civile. Ricorda il libro in cui ne parla, “Con le scarpette sulla neve della Siberia”, il cui titolo già rivela il percorso del racconto. Da questa esperienza nasce la sua vicinanza agli esuli e il suo impegno per una memoria storica consegnata al prossimo in tutte le sue sfumature, non c’è giustizia senza conoscenza.
Nella giornata precedente la delegazione aveva avuto modo di incontrare un funzionario del Consiglio europeo, dott. Rizzo, che ha risposto ad alcune domande, in un confronto schietto che non ha mancato di far percepire i nervi ancora scoperti di una storia sottaciuta. Rizzo è stato per lungo tempo a Lubiana in fase di adesione all’Unione Europea ed ha avuto modo di toccare con mano la realtà della comunità nazionale italiana. Si è parlato di leggi, diritti, nuove frontiere della politica comunitaria che impone agli Stati membri di rapportarsi con la normativa europea che, se non riesce a risolvere tutte le pendenze, offre comunque gli strumenti per operare secondo giustizia. Rilevando che sono i tribunali nazionali ad essere competenti in materia di contenzioso ma si può chiedere all’apposita commissione europea – con una class action – chiarimenti in merito alle varie problematiche che non trovano altrimenti soluzione. Che ne sarà di diritti immobiliari mai chiariti? Si chiedono i presenti. Bisognerà valutare i singoli casi e comunque vada, con l’allargamento dell’UE alla Croazia una porta è stata aperta, ora si può decidere se varcarla o meno. E’ questa la sensazione che se ne ricava dopo un fitto botta e risposta che tradisce la necessità di recuperare il tempo perduto, di raggiungere nuove mete, di confrontarsi con la concretezza dell’Europa dei cittadini. Solo un miraggio? Vale la pena tentare. Anche perché, come ha avuto modo di ribadire l’europarlamentare Fidanza, che aveva accolto subito dopo la delegazione, l’Europa sta crescendo nella percezione dei cittadini dei 28 Stati membri (il 28.esimo è la Croazia) ma anche nell’ambito della politica parlamentare. L’impegno degli eletti è sempre più vasto, pregnante, significativo a dimostrare che l’Unione Europea non è solo un concetto economico ma una necessità di natura giuridico-politica, sociale e culturale di una vasta area del Vecchio continente che ritrova la dignità di nuovi traguardi. Diventare europarlamentare nel passato era soprattutto un incarico onorifico, oggi non è più così, la mole di lavoro è grande, le decisioni da prendere infinite. “Lo capirete entrando in aula”, avverte nel salutare la delegazione. Le visite si susseguono ininterrottamente negli spazi destinati ai visitatori mente nella sala circolare del Parlamento si alternano gli interventi.
La delegazione rimane ad ascoltare, si parla di Bulgaria. Nelle cuffie la traduzione in tutte le lingue dei 28, il rispetto modello Europa.

Rosanna Turcinovich Giuricin

L’Osservatore Adriatico