L’arte tra le due guerre a Fiume e Abbazia
Lo storico e teorico d’arte fiumano Branko Metzger-Šober ha tracciato un parallelo tra le opere di Picasso e Mirò e la produzione di pittori attivi nell’area quarnerina
Integrare il progetto di una mostra d’arte con un’offerta arricchita fatta di incontri con il pubblico, lezioni o altri tipi di attività ne può facilitare la comprensione da parte dei visitatori, oltre ad aumentarne la portata. Ed è proprio quello l’obiettivo degli appuntamenti organizzati nell’ambito dell’esposizione “Amicizia Libertà”, che nel Padiglione artistico “Juraj Šporer” di Abbazia ha portato una serie di opere realizzate da Pablo Picasso e Joan Mirò. Lo storico e teorico d’arte fiumano Branko Metzger-Šober ha tenuto una lezione incentrata sulla produzione artistica legata all’area di Abbazia nello stesso periodo in cui sono nati i lavori dei due grandi artisti spagnoli esposti nella mostra.
Integrazione sociale
Intitolato “Abbazia – un’oasi per i pittori del periodo tra le due guerre”, l’incontro è stato organizzato allo scopo di “contestualizzare le opere di Picasso e Mirò della mostra ‘Amicizia Libertà’ collegandole con la produzione degli artisti attivi nell’area di Abbazia”, come puntualizzato dal relatore. A partire da una ricerca condotta al fine di studiare gli antefatti della genesi e gli sviluppi dell’odierno Museo d’arte moderna e contemporanea (MMSU) di Fiume – inaugurato per la prima volta il 2 maggio del 1949 al secondo piano del Palazzo del governo – lo studioso è riuscito a individuare i tratti distintivi della produzione artistica della Provincia di Fiume e dell’atteggiamento delle autorità nei confronti dell’arte e della cultura del periodo tra le due guerre. Nonostante si tratti di un periodo segnato da esodi e difficoltà economiche, va rilevato che “il governo italiano ha anche contribuito a sviluppare l’ambito delle attività artistico-culturali”, come affermato da Metzger-Šober. “Sappiamo che – ha spiegato –, sociologicamente parlando, la cultura è uno degli strumenti di integrazione della comunità più efficaci. Puntando sulla cultura, le autorità italiane miravano a far scaturire nella popolazione un senso di appartenenza alla nuova società”.
Fiume, un porto d’accesso
In questo contesto, la Provincia di Fiume si è rivelata come un porto d’accesso per l’ampliamento e la diffusione dei valori promossi dal governo italiano. Illustrando la cornice storica del capoluogo quarnerino, lo storico ha spiegato che “Fiume è stata vista come una sorta di faro che ha la possibilità di trasmettere la luce del proprio patrimonio artistico in direzione del resto dell’Europa occidentale e orientale”. Nel periodo tra le due guerre sono state due le maggiori esposizioni allestite nell’area fiumana: si tratta delle Biennali organizzate nel 1925 e nel 1927, che hanno visto la partecipazione di un gran numero di autori provenienti da Paesi limitrofi. La Prima esposizione fiumana internazionale di belle arti era stata allestita negli spazi dell’odierna Scuola media superiore italiana (all’epoca Liceo scientifico), non ottenendo un grande successo del pubblico. Due anni dopo, la Seconda esposizione, tenutasi negli spazi della Scuola femminile “Emma Brentari” (l’odierna Biblioteca universitaria), è stata progettata con una maggiore attenzione all’organizzazione dell’evento e all’analisi critica dell’allestimento. Si è trattato, a detta del relatore, “della più grande mostra d’arte della storia di Fiume”, con oltre 700 artisti partecipanti e 1.200 opere esposte. Secondo i dati ricavati dalla stampa dell’epoca, la mostra è stata visitata da una media compresa tra i 500 e gli 800 visitatori al giorno.
Pittori italiani ad Abbazia
Nello stesso periodo, l’area di Abbazia si trasforma da tipica meta turistica invernale a destinazione estiva preferita da intellettuali e artisti internazionali. A dimostrazione del cambiamento dello status della località, va ricordato che nel 1924, presso l’Hotel Kvarner, era stata allestita una mostra a cura del pittore Vincenzo Colucci, che presentò al pubblico una serie di lavori realizzati da artisti napoletani. Oltre a offrire un’analisi esaustiva del contesto storico, il relatore ha mostrato i lavori di artisti attivi nell’area di Abbazia tra le due guerre. Si tratta di autori di cui, purtroppo, non possediamo delle informazioni dettagliate in merito alla formazione, la carriera e la vita privata. Tuttavia, attraverso lo studio di documenti d’archivio e articoli di giornali (la maggior parte dei quali pubblicati proprio dal nostro quotidiano!), il relatore è riuscito a illustrare gli esempi individuali legati alla produzione artistica di una ventina di artisti.
Tra questi figurano – oltre a pittori celebri come Romolo Venucci –, anche autori meno noti al pubblico contemporaneo, come il napoletano Giuseppe Maldarelli, famoso per il particolare utilizzo del pennello da imbianchino invece di quello pittorico per la realizzazione dei lavori; e il veronese Luciano Albertini, che negli anni ‘20 del Novecento allestisce una mostra nel proprio studio al fine di rendere partecipi i visitatori dell’ambiente in cui nascono le opere d’arte.
Il programma della mostra “Amicizia Libertà” proseguirà con l’incontro-laboratorio intitolato “Tutto ciò che puoi immaginare è reale” (Sve što možeš zamisliti je stvarno) condotto da Sanja Stevanović, in programma martedì 24 agosto alle ore 19. Sabato 21 agosto invece, di fronte all’Hotel Palace di Abbazia verrà organizzata una serata musicale dedicata al flamenco.
Oretta Bressan – 12/08/2021
Fonte: La Voce del Popolo