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Deportati Fiume Maggio 1945

L’azione dell’OZNA (poi UDBA) proseguì anche dopo il giugno 1945

TRIESTE – “Giornata della Liberazione dall’occupazione jugoslava” .

Il 12 giugno 1945 è solo l’inizio di una lunga lotta per ristabilire la democrazia e riportare Trieste  all’Italia

 

Dopo il 12 giugno 1945, che sancisce l’inizio della liberazione dall’incubo jugoslavo,  non ci fu vera pace e sicurezza a Trieste non solo per gli italiani, ma anche per elementi della minoranza slovena non in linea con i comunisti di Tito. Da nuovi documenti di archivio e fonti giornalistiche dell’epoca, si può dedurre come per lungo tempo, a Trieste e in altre parti d’Italia fossero stranamente operative le varie sezioni per la Difesa del Popolo jugoslave (OZNA e poi UDBA) che continuavano a svolgere un’azione repressiva nei confronti di ogni possibile oppositore al regime comunista jugoslavo. Non erano rari i casi di persone rapite e poi assassinate.

Nel novembre 1945 “Il Secolo XX” di Roma dava notizia dell’attività dell’OZNA in Italia, la quale aveva già organizzato una scuola politica a Monrupino arruolando sloveni che conoscessero bene l’ italiano, per inviarli in URSS ad Odessa per corsi di addestramento superiori. Inoltre l’OZNA aveva la sua centrale, ancora nell’autunno del 1945 a Trieste in via Carducci n. 6, nel palazzo dell’Istituto di Previdenza Sociale, occupato dagli emissari di Tito. Le sparizioni di italiani triestini avvenivano anche sotto il governo alleato, mentre proseguivano imperterrite le uccisioni di italiani  a Fiume, a Zara e nell’Istria. Numerosi i casi di sloveni non comunisti, ma di tendenze cattolico liberali o cristiano-popolari, che scomparvero per mano dei sicari della polizia segreta jugoslava. Le basi dell’OZNA erano presenti, a tutto il 1945, non solo a Trieste e immediate vicinanze ma anche in Puglia, precisamente a Bari e a Gravina. Una rete spietata nella quale caddero solo in parte elementi fascisti, ma soprattutto liberali, repubblicani e popolari che non erano d’accordo con i metodi stalinisti degli jugoslavi. La connivenza di ampi settori del PCI italiano con la rete poliziesca jugoslava divenuta nel 1946 UDBA proseguì per lunghi decenni in Italia. Ai dirigenti del PCI interessava non tanto il tracciato del nuovo confine ma gli sbocchi politici della lotta di liberazione che, almeno fino al 1948 erano in sintonia con quelli dello sloveno Edvard Kardelj uno degli uomini forti di Tito. La svolta di una rivoluzione comunista in Italia si fermò con l’espulsione di Tito dal Cominform nel giugno 1948.

Una storia ancora poco nota all’opinione pubblica, che la ricorrenza del 12 giugno fa riaffiorare in superficie.

Marino Micich 
Direttore Archivio Museo storico di Fiume