Lesina/Hvar : Muretti e canalizzazioni in pietra a secco per imbrigliare le acque dei torrenti nell’antichissima piana di Stari Grad
Dando seguito ai numerosi articoli pubblicati dal CDM sull’argomento Pietra d’Istria e Casite, di cui abbiamo anche curato la mostra omonima, pubblichiamo questo intervento di Sergio Gnesda che completa il nostro percorso.
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Questa è la versione in italiano di un articolo in lingua francese facente parte di un’opera quale omaggio al Vicepresidente del CERAV (Centre d’Études et des Récherches sur l’Architecture Vernaculaire) per le sue attività di ricerca e documentazione sull’architettura della pietra a secco in Francia. Studiosi, appassionati ed amici hanno voluto ringraziarlo della sua partecipazione attiva che si è sviluppata per più di 35 anni.
Sensibile all’importanza delle radici storico-culturali di una popolazione e, impregnato della passione per l’architettura in pietra a secco del territorio, durante le vacanze a Stari Grad/Cittavecchia, mio figlio ha individuato, l’occhio e la professione d’architetto non mentono, e documentato fotograficamente un argomento ritenuto di sicuro interesse per me. Con la collaborazione degli amici Filip Šrajer, responsabile del sito in lingua croata sulle pietre a secco www.dragodid.org, e Aldo Čavić, Direttore del Museo Archeologico di Cittavecchia che mi hanno fornito informazioni pertinenti e indirizzato su siti utili, sono riuscito a strutturare in maniera organica il seguente articolo sui muretti in pietra a secco e le canalizzazioni per imbrigliare le acque dei torrenti nell’antichissima piana di Cittavecchia.L’isola di Lesina si trova al largo della Dalmazia centrale ed appartiene alla contea di Spalato-Dalmazia. Lesina, snella e montuosa, si estende da est a ovest, al largo della terraferma.
La città e la piana di Cittavecchia (Stari Grad i Starograsko polje) occupano la parte centrale dell’isola.
La storia di Lesina è strettamente legata a quella del mare Adriatico e del Mediterraneo. I primi abitanti dell’isola furono gli Illiri nel quarto secolo avanti Cristo. Essi combatterono valorosamente contro i Greci, che pero’ alla fine invasero l’isola. Erano greci dell’isola greca di Paros che, 385/4 a.C., fondarono la loro colonia Pharos (Φαρόσ), citta antenata di Stari Grad. Nel 219 a.C i Romani la conquistarono e divenne Pharia o Fara.
Il seguito della storia di Hvar-Lesina vive gli eventi dell’Adriatico, dove l’isola è stata di volta in volta francese, austriaca, italiana, jugoslava e alla fine croata.
Hora (Χορα significa zona agricola, in contrasto con il centro della città, che si chiama asti (αστί) è l’area sotto l’amministrazione di una antica città (πωλησ) greca.
La piana di Cittavecchia è sulla lista del Patrimonio Culturale Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO dal 7 luglio 2008 in quanto questo è il catasto più antico e meglio conservato del Mediterraneo e riflette la diffusione del modello geometrico greco della distribuzione dei terreni agricoli nel mondo mediterraneo. Tale catasto risale al 4 ° secolo a.C. al tempo della colonizzazione greca dell’isola di Lesina, quando i coloni greci divisero la piana nei pressi della città in 73 appezzamenti rettangolari di 1×5 stadi (181×905 metri, circa 16 ettari), ciascuno circondato da muretti a secco. La pianura era attraversata da strade in direzione longitudinale e trasversale.
E ‘stato possibile identificare il punto della piana dal quale i geometri greci del tempo hanno iniziato a tracciare le misure della suddivisione; si trova a Dračevica nei pressi di un laghetto.
Questo sistema di divisione agricola si è conservato fino ad oggi grazie ad un’accurata manutenzione dei muri a secco, dei sentieri e ripari (capanne in pietra a secco con volta in aggetto localmente chiamate in lingua croata bunje – trimi / trini). Allo stesso modo è stato parzialmente conservato il sistema di canalizzazioni e relativi muretti a secco edificati per contenere il flusso d’acqua e proteggere in questo modo le colture circostanti da devastanti inondazioni dopo i forti temporali. Inoltre, per la raccolta dell’acqua piovana di piccoli canali e di superfici pianeggianti circostanti, venivano utilizzate cisterne e pozzi ricavati negli anfratti e zone dove era possibile farlo senza importanti lavori di scavo.
Questo paesaggio, che si estende da Cittavecchia a Gelsa è una riserva naturale dove la cultura degli alberi d’ulivo e della vite, che data dell’epoca greca, è ancora presente ed in costante sviluppo.
Nella fotografia aerea si vedono chiaramente le linee principali della suddivisione greca del IV° secolo a. C. della piana di Cittavecchia.
Tutta l’isola di Lesina, come del resto succede in quasi tutte le altre isole ed il litorale dalmato, è punteggiata da capanne in pietra a secco con volta in aggetto. A Lesina tali capanne si chiamano bunje (pl.) – bunja (sing.), parola che in lingua croata significa rifugio, luogo dove proteggersi, mentre alla parola trim (sing.) – trimi o trini (pl.) non c’è una radice corrispondente nella lingua croata.
A causa del colore più chiaro delle pietre del pinnacolo del trim/bunja della foto si intuisce che le pietre che lo compongono sono state messe in un secondo tempo. Si noti che, in Dalmazia, il pinnacolo delle capanne in pietra a secco con volta in aggetto non è un elemento autoctono. Come nel caso del pinnacolo delle hiške del Carso italiano e sloveno, la vicinanza geografica con le casite / kažuni di Dignano d’Istria / Vodnjan (dotate di pinnacolo autoctono detto “pimpignol / pinčuk”), ha influenzato gli abitanti dell’isola che lo hanno preso in prestito come elemento decorativo sommitale.
È interessante notare l’accumulo di pietre sulla sinistra, che funge anche da rinforzo strutturale per la capanna.
La maggior parte delle canalizzazioni dei torrenti della Piana di Cittavecchia, delimitate da muri in pietra a secco, non avevano come funzione principale quella di irrigazione. Tali muretti in pietra a secco sono stati costruiti per contenere e controllare la grande quantità di acqua degli acquazzoni invernali e estivi. Solamente in questo modo è stato possibile evitare che le piogge torrenziali, con la forza inarrestabile del flusso d’acqua, durante e dopo i rari ma dirompenti temporali, potessero danneggiare le colture e trascinare in aree non coltivabili la preziosa terra.
Il letto dei torrenti ed i muretti a secco collaterali si trovano in particolare nella parte pianeggiante della Piana di Cittavecchia ad un livello inferiore del terreno in modo che l’acqua può uscire solo in quantità limitate e non danneggiare le colture circostanti.
Attualmente non è possibile determinare l’inizio delle canalizzazioni fiancheggiate da muri a secco in quanto le zone probabili sono completamente ricoperta dal sottobosco. E ‘probabile che alcuni muretti e canali siano molto vecchi e restaurati nel Medioevo. É certo che parecchi sono stati costruiti o ricostruiti nel 19° secolo, quando l’isola, ed in particolare la piana ha avuto una forte espansione delle sue attività agricole (sempre principalmente vigne e oliveti).
La foto del letto e dei muri in pietra a secco di imbrigliamento dell’acqua di un torrente nella zona collinare consacrata alla coltura degli olivi ed a frutteto mostra che, considerata l’orografia del suolo, il letto è più largo ed i muretti sono più spessi e più elevati. Tali muretti in pietra a secco (cioè senza leganti e quindi “porosi” all’acqua) permettono una irrigazione non violenta. In quella zona il flusso d’acqua che scende dalle colline è violento per cui sono necessarie opere molto più resistenti di quelle che si trovano nella parte a valle.
La fotografia dello spumeggiante torrente Vir, presa dopo una forte pioggia, mostra quanto possa essere impetuoso nella parte bassa delle colline dello Piana di Cittavecchia (Foto © www.tartajun.hr – Farion – antička hvarska rijeka). Per ridurre gli effetti dirompenti, nel periodo della dominazione austro-ungarica, sono state costruite delle piccole dighe di sbarramento chiamate localmente pumpurele.
Si è pensato pure d’utilizzare la forza del corso d’acqua per macinare il grano. Anche se la cosa è considerata da sempre molto strana, nella zona Joran immediatamente adiacente alla vecchia strada Cittavecchia – Verbagno, ci sono i resti di un edificio che per la gente è conosciuto come “ Il mulino di Žorko”. La costruzione dell’edificio risulta dal catasto austriaco del 19esimo secolo, e porta il nome di mulino di Ostojić. Anche se non ci sono statistiche né del passato ne attuali, è assodato che nei secoli scorsi il clima era più umido e nel torrente c’era più acqua e per più tempo. É comunque molto strano aver costruito un mulino in un torrente che ha acqua per un numero limitato di giorni all’anno. Infatti l’acqua scorre naturalmente durante le piogge ma anche per diversi giorni dopo in quanto il flusso è alimentato anche da sorgenti sotterranee temporanee. Ricerche e tentativi fatti per aumentare tale flusso allargando le bocche delle sorgenti non hanno mai dato esiti positivi. L’acqua ha continuato a scorrere sempre in periodi limitati.
L’attuale letto del torrente chiamato Vir ha una lunghezza che si stima superiore a 3000 metri. Attraversa i campi coltivati della piana e le relative strade di comunicazione e sentieri. Tali strade e sentieri, sempre in artefatti in pietra a secco, sono spesso sopraelevati e sono quindi state necessarie opere che ne permettessero l’attraversamento. L’esistenza di canali-gallerie che integrano complessi artefatti in pietra a secco e ne permettono l’attraversamento dimostra quanto i sistemi di imbrigliamento siano stati importanti.
Nel tempo parte del letto dei ruscelli, con i loro muretti di confinamento dei flussi d’acqua, non sono stati mantenuti o talvolta trasformati in “sentieri” per agricoltori e animali.
Sergio Gnesda
L’Osservatore Adriatico
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