Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata
November 21st, 2024
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UpkPfA5XLjji4bH8Od+qprqk3Urn8NThInFT0qb4w2E Norma Cossetto

Lo spirito di Norma non morirà mai

La dolorosa storia di Norma è, e resterà, per tutta la società civile un tragico ed atroce modello di cosa abbia significato l’odio nei confronti della nostra gente di Istria e Dalmazia. Un odio avvenuto da parte di orde ideologizzate che, nella loro distorta mente, hanno alimentato – con il beneplacito di consessi internazionali anche ben dopo la fine delle Seconda guerra mondiale – un disegno scellerato teso ad estirpare una presenza autoctona plurimillenaria.

La crudeltà e la ferocia subita da Norma è stata tale da lasciare in tutti noi uno sgomento ed una angoscia che dura ancora oggi, da quel lontano e tristemente indimenticabile 1943 in Istria.

Norma, così fragile e così violata, si dimostra quale gigante nella storia. Un emblema indelebile che non è scesa a patti con i suoi aguzzini e con tutta la violenta ideologia che essi proferivano ed ancora oggi professano.

Norma, una persona mite, studiosa, appassionata della vita, fiera, coraggiosa nell’affermare la propria identità e, dunque, pericolosa per un potere che vuole servirsi di soggetti svuotati da pensieri, cultura ed ideali in modo da poterli governarli a piacimento.

Norma, martire per un’intera civiltà. Simbolo di migliaia di persone che come lei hanno subito la medesima violenza.

Eppure, come dovrebbe essere evidente a tutti, la violenza non estirpa mai nulla, semmai, dal dramma che lascia dietro di sé, fa fiorire nuova vita e nuova prospettiva. L’ideologia nazionalista e comunista, cioè il vero mandante dell’assassinio di Norma, conosce bene tale dinamica, dunque, non bastava solo l’assurda violenza perpetrata per tentare di annientare i valori che Norma rappresentava, ma si è cercato anche di mettere a tacere la barbarie, confinandola nella dimenticanza.

La storia di Norma ci veniva raccontata fin da bambini, quando, dentro i nostri insediamenti di profughi sparsi in tutta Italia, ci domandavamo della nostra innata diversità identitaria rispetto al luogo di insediamento, tutt’altro che accogliente ed integrante.

Quella storia, raccontata sommessamente, è diventata emblematica per tutta l’epopea del Popolo Giuliano-Dalmata. E la nostra tenacia insieme a quella della sua famiglia, ha saputo, nel tempo, trasferire i valori di una fierezza per le proprie radici, della ricerca di una giustizia negata e della testimonianza della propria identità, ovunque dove un nostro profugo si sia insediato. trasportato dal vento della storia.

Diversi anni fa, l’allora presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, il Sen. Lucio Tothmi chiese di seguire un progetto impensabile fino a qualche anno prima: prendersi cura della realizzazione di un film sulla storia di Norma Cossetto.

La caduta del Muro di Berlino avvenuta nel 1989, instaurò un nuovo clima politico anche dentro i diversi schieramenti politici italiani fino a giungere alla promulgazione di alcune leggi per la tutela della storia e della cultura dell’Istria, del Quarnaro e della Dalmazia. In questo quadro un imprenditore coraggioso aveva messo in piedi un’ipotesi circa la realizzazione di un film che potesse descrivere in maniera adeguata una vicenda tristissima, non per rinfocolare odi e rancori, ma per onorare adeguatamente il concetto di una memoria capace di costruire un’etica positiva, traendo frutto dalla storia passata ed incarnata da un popolo intero.

Realizzare una simile idea progettuale, che avrebbe trovato grandi appoggi se si fosse trattato di una storia meno scomoda e più in linea con il mainstream dominante, è stata, letteralmente, una battaglia ideologica.

I soli fondi che le Associazioni degli Esuli avrebbero raccolto non sarebbero mai bastati e mi ricordo che per cercare le risorse necessarie, ci recammo, insieme al regista ed al produttore, più volte alla Commissione per il cinema del Ministero dei Beni Culturali.

Non ho mai subito (e con me tutto la parte di popolo che rappresento) un’umiliazione più frustrante come in quelle riunioni. I membri di quella Commissione ci guardavano e ci interrogavano con arroganza, velato scherno e boria, trattandoci come gente completamente al di fuori degli ambienti tesi a promuovere ben altri valori, ben altri stilemi promossi dal ‘glorioso cinema italiano’ sovvenzionato lautamente da fondi pubblici.

Chiedevamo, rispettosamente, perché la storia di una donna, di una giovane donna, viva, appassionata della vita, desiderosa di libertà, felice, amante della propria terra ed integrante la cui vita, improvvisamente, viene violata, stuprata ed infoibata a causa di un odio dettato dal desiderio perverso di annientamento per chi si oppone all’avanzata di un nuovo ordine, avesse meno diritto ad esser rappresentata rispetto ad altre storie.

La Commissione non dava risposte, ma con democristiana sufficienza ci diceva che ci avrebbe fatto sapere…

La realizzazione di quell’opera, per noi tanto importante, era osteggiata persino da una parte del nostro mondo: “Non riusciranno nell’impresa”, oppure: “Il film non sarà all’altezza” e, ancora: “A che serve ora?”, “Perché rinvangare?”, “Ci faremo altri nemici”…

Ed invece, un film che racconta della storia di Norma, del suo contesto, che tratteggia i suoi ideali e racconta i perché profondi di un odio il cui eco, purtroppo, si ode ancora ai nostri giorni, è stato infine realizzato.

Perché ricordare tutto questo oggi, a cent’anni dalla nascita di NormaSemplicemente perché la sua vicenda umana, ciò che Norma ha vissuto e patito, è una storia universale. Valida per ogni luogo di questa nostro mondo e in ogni tempo vissuto dalla nostra umanità. È un emblema di ciò che non deve accadere, ma anche un esempio di come si può affrontare la vita: con coraggio e semplicità.

Raccontare la storia di Norma, della sua (nostra) terra, dei suoi ideali di ragazza, di ciò che successe ad un intero popolo italiano che ebbe ‘la colpa’ di non piegare la testa davanti alla violenza bruta e gratuita, è, semplicemente, un atto di profonda civiltà.

Lo dobbiamo alla nostra società odierna, in nome di migliaia di morti perseguitati per la loro appartenenza etnica italiana-italofona sulla sponda orientale dell’Adriatico. Lo dobbiamo affinché la memoria della sofferenza di Norma sia uno stimolo in grado di generare nuova prospettiva e nuova vita.

…Buon Compleanno, Norma!

Dott. Antonio Ballarin
Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati 

Fonte: FederEsuli