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Stradario Giuliano Dalmata Di Roma 2

Lo stradario giuliano dalmata di Roma

L’intento degli autori è stato soprattutto quello di far comprendere che quelle città e paesi perduti in favore della Jugoslavia, assieme ai personaggi riportati,  faranno sempre idealmente parte dell’Italia e  della civiltà europea occidentale. La storia non si cancella e Roma, capitale d’Italia, ha saputo sempre offrire un grande esempio di civiltà anche negli anni dell’oblio e della colpevole rimozione della tragedia dell’esodo giuliano-dalmata avvenuta nel secondo dopoguerra 

ROMA NON DIMENTICA – NUOVA EDIZIONE DELLO STRADARIO GIULIANO-DALMATA DI ROMA

Ben 125 vie e piazze dedicate a personaggi e toponimi istriani, fiumani e dalmati nella Capitale

Autori: Marino Micich e Gianclaudio de Angelini  

E’ stato pubblicato nel mese di settembre il nuovo libro, riveduto ed ampliato dello “Stradario Giuliano Dalmata di Roma”, edito dall’Associazione per la cultura fiumana istriana e dalmata nel Lazio che ha sede presso l’Archivio Museo storico di Fiume. La nuova edizione,  curata da Marino Micich e da Gianclaudio de Angelini, è stata possibile grazie al contributo della L.72/2001. La prima edizione del libro, risale al 2007 e riscosse un notevole successo a Roma e nel Lazio, soprattutto nel mondo della scuola. La nuova edizione contiene aggiornamenti e novità avvenute nel corso di questi ultimi anni; a Roma si sono aggiunte altre due vie intitolate a Norma Cossetto e Stefano Petris, portando così il numero totale a 125 tra vie e piazze dedicate nella capitale a personaggi e luoghi dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. Non sono stati presi in considerazione i personaggi e i toponimi di quella parte di Venezia Giulia rimasta all’Italia dopo la seconda guerra mondiale per concentrare meglio l’attenzione su quei territori e città amputate all’Italia con il Trattato di Pace di Parigi del 10 febbraio 1947, per essere consegnate alla Jugoslavia. Una storia rimasta per  lungo tempo taciuta nei libri di testo delle scuole e dai vari media editoriali e televisivi. La città di Roma nonostante le censure accademiche e politiche riguardanti le terre istriane, fiumane e dalmate, a dire il vero le ha sempre ricordate nel fasto e nel dolore, non solo attraverso l’odonomastica ma anche con svariati monumenti e altre testimonianze di valore artistico. A Roma esiste dal 1920 il Quartiere Trieste con vie e piazze dedicate alle città dalmate e istriane a testimoniare la vittoria nella prima guerra mondiale, come esiste il Quartiere Giuliano Dalmata, sito tra l’EUR e la Cecchignola, testimone vivo del drammatico esodo avvenuto dopo la seconda guerra mondiale di oltre 300.000 italiani. Nel volume si riportano anche foto di monumenti e lapidi presenti in vari punti della città eterna, come la statua a Federico Seismit Doda, il busto al Pincio dedicato all’assunto di Dalmazia Francesco Rismondo, la lapide a Nazario Sauro in via dei Serpenti, le sacre are dedicate alle città di Pola, Fiume e Zara installate nell’ambito dell’Altare della Patria, il monumento in ricordo dei morti infoibati e altre testimonianze poco note. Una parte del libro è dedicata al recente progetto “Famiglia Ricordo” ideato dall’Ass.ne Giuliano-Dalmata nel Cuore e  promosso dal Coordinamento delle Associazioni della Comunità giuliano dalmata di Roma, con la pubblicazione di un lungo elenco delle famiglie che lo hanno popolato; ben 450 cognomi che rimangono ben presenti nel flusso del tempo presente.

A Roma si insediarono ben 9.500 esuli giuliano dalmati giunti in varie ondate. I primi transfughi giunsero nel 1946 senza alcun piano di assistenza organizzata e in pratica lasciati soli al loro destino. Solamente a partire dal 1947 sorse per opera del governo italiano il Comitato Nazionale Rifugiati Italiani, che iniziò a provvedere per il meglio all’accoglienza e all’assistenza degli esuli bisognosi di tutto. Roma fu piuttosto accogliente rispetto ad alcune città del nord Italia e la costituzione di un Quartiere Giuliano-Dalmata ne è una dimostrazione. L’Opera per l’Assistenza ai profughi giuliani e dalmati, diretta dal triestino Aldo Clemente, fu particolarmente presente nell’edificazione del nostro Quartiere, che in origine consisteva in una serie di edifici a un piano per ospitare gli  operai che nel 1937 avevano iniziato la costruzione del nuovo quartiere dell’E.42 poi denominato dopo la seconda guerra mondiale EUR. Il libro è una sorta di “tesoretto” nel quale si raccontano con brevi cenni biografici i personaggi più svariati; per Fiume si va dai senatori Riccardo Gigante e Icilio Bacci allo storico Giovanni Kobler, per l’Istria dal compositore Antonio Smareglia al linguista Matteo Bartoli, per la Dalmazia dai senatori Antonio Cippico e Antonio Tacconi al pittore Giovanni Squarcina, e molti altri ancora come il fisico e matematico raguseo Ruggero Boscovich, il mirabile podestà di Spalato Antonio Baiamonti, i fratelli Luxardo di Zara imprenditori del “Maraschino” martirizzati a guerra finita dai partigiani jugoslavi, il pilota medaglia d’oro alla memoria Mario Visintini di Parenzo, il grande compositore di Pisino Luigi Dalla Piccola, la martire istriana Norma Cossetto, il colonello dei carabinieri Antonio Varisco, zaratino, trucidato dalle Brigate Rosse e tanti altri personaggi. Una lunga serie di vite eccellenti troppo spesso dimenticate arricchiscono di contenuti il volume, nel quale sono ben riportati in sintesi la storia dei toponimi con i dovuti cenni storici: via Zara, Piazza Fiume, Via Albona, via Pola, via Sebenico, via Rovigno, piazza Istria e così di tanti altri luoghi cari a chi porta la storia patria nel cuore e non vuole dimenticare. L’intento degli autori è stato soprattutto quello di far comprendere che quelle città e paesi perduti in favore della Jugoslavia, assieme ai personaggi riportati, faranno sempre idealmente e culturalmente parte dell’Italia e della civiltà europea occidentale.

La storia non si cancella e Roma capitale d’Italia, accogliendo gli esuli e promuovendo le copiose memorie istriane, fiumane e dalmate, ha saputo sempre offrire un grande esempio di civiltà anche negli anni dell’oblio e della colpevole rimozione della tragedia dell’esodo giuliano-dalmata avvenuta nel secondo dopoguerra.

A cura degli autori

Marino Micich e Gianclaudio de Angelini