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Senatore Luigi Ziliotto

Luigi Ziliotto, un sogno diventato incubo

Oggi, 5 febbraio 2022, ricorre il centenario della morte di Luigi Ziliotto (Zara, 8 febbraio 1863-Zara, 5 febbraio 1922) per cinque volte podestà (sindaco) di Zara. Nominato il 12 novembre 1921 senatore del Regno d’Italia, nel dicembre dello stesso anno pronunciò nell’Aula del Senato un appassionato discorso contro la ratifica del Trattato di Rapallo, che consegnava tutta la Dalmazia, con l’eccezione di Zara, al nuovo Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Ziliotto, il cui busto, assieme a quello dell’altro dalmata senatore del Regno, Roberto Ghiglianovich, è collocato a fianco della entrata dell’Aula del Senato a Roma, fu illustre esponente del nazionalismo irridentista dalmato, di matrice liberale, da non confondere con il nazionalismo fascista. Ziliotto infatti morì prima della Marcia su Roma, quando presidente del Consiglio era Luigi Facta, e la sua ultima campagna elettorale vincente a Zara, nel gennaio del 1922, lo vide contrapposto a un candidato espresso dai fascisti.
La generazione dei dalmati italiani di Ziliotto aveva vissuto il dramma della politica dell’Impero austro-ungarico tesa a favorire gli slavi, in particolare dopo la guerra del 1866 e l’annessione all’Italia del Veneto e parte del Friuli: nel 1861 gli 84 comuni dalmati erano amministrati da sindaci italiani, mentre il Censimento austriaco del 1910 certificava che gli italiani si erano ridotti al 3 p.c. della popolazione, concentrati in sostanza a Zara, l’unica amministrazione ancora controllata dagli italiani. In quel contesto si muovevano coloro che aspiravano alla autonomia della Dalmazia come Giovanni Franceschi (Ivan Perinović 1810-1862) con il suo settimanale economico letterario La Dalmazia, gli irredentisti come Giulio Solitro di Spalato che scriveva: “…siamo oggi austriaci, ma delle più nostre accese memorie e de nostri amori più santi, più grandi, delle nostre gioie, de nostri lutti, di tutta quanta l’anima nostra, siamo italiani, italiani””, e i filo croati come il Conte Alfonso De Borelli, schierato decisamente dalla parte dei nazionalisti croati.
Ziliotto era nato e vissuto in quel clima e all’inizio del suo discorso al Senato ricordò che era diventata realtà “una parte del sogno più bello della mia vita, l’unione della mia città natale alla grande madre”. Ma il suo sguardo andava oltre perché, spiegava ai senatori: “…tra quell’arcipelago di isole che va dall’Istria a Lagosta c’è un’isola molto più grande di tutte e dalle parti di oriente è, dalla terra che le sta dietro, separata, più che non potrebbe da qualunque mare, da una catena non interrotta di monti. Quell’isola è la Dalmazia”, dove – proseguì Ziliotto – “i documenti, i costumi, il diritto, tutte le istituzioni pubbliche e private sono quelle d’Italia”. In realtà quel mondo ormai era scomparso e i furori nazionalisti di fine Ottocento e inizio Novecento avevano visto i croati della Dalmazia negare diritti linguistici, scolastici… alla sparuta minoranza italiana, sempre con l’eccezione di Zara, mentre in Istria gli italiani maggioritari nelle località sulla costa ripagavano con la stessa cattiva moneta la minoranza croata.
Ho parlato di questo anniversario della morte con amici croati di Zara che mi dicono non essere ancora il tempo di ricordare nella sua città natale il più volte sindaco e senatore del Regno, Luigi Ziliotto. Io credo invece che a Zara e Fiume, città croate ed europee, in Dalmazia, regione croata ed europea, in Istria, Regione slovena, croata ed europea, ovunque ancora oggi è più o meno presente un’orgogliosa minoranza italiana autoctona, si debba doverosamente distinguere i criminali massacratori dei loro stessi popoli in nome di ideologie come nazifascismo e comunismo, condannate dalla storia (e dal Parlamento europeo), da personaggi come Luigi Ziliotto e analoghi patrioti italiani e croati, rapiti da un sogno d’amore e certamente non colpevoli se quel sogno si è poi trasformato in un incubo.

Carlo Amedeo Giovanardi
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Fonte: La Voce del Popolo – 05/02/2022