Museo istriano al traguardo
L’allestimento del Museo della Civiltà istriana, fiumana e dalmata in via Torino inizierà mercoledì prossimo. Sarà pronto entro maggio o all’inizio di giugno. «Tra le opere custodite – dice la presidente dell’Irci Chiara Vigini – ci sarà anche una delle rappresentazioni precristiane della capretta di cui parla anche Pietro Kandler. Un vero simbolo dell’Istria». I vertici dell’Irci esultano per aver portato a compimento una vicenda durata molti anni e non priva di polemiche. In passato le associazioni degli Esuli non risparmiarono critiche al progetto: oggi buona parte delle sigle si rallegra dell’apertura, anche se l’Unione degli Istriani sferza ancora la dirigenza dell’Irci. Tutti, in ogni caso, concordano sul fatto che i contenuti dovranno essere rivisti in futuro. I lavori La spesa complessiva prevista dal Comune sarà di 108mila 891 euro iva inclusa. L’assessore alla cultura Paolo Tassinari si compiace della fine di un lungo percorso: «La ristrutturazione dell’immobile è stata ultimata diversi anni fa, poi la cosa aveva perso slancio. Per fortuna ora stiamo recuperando i tempi e arriveremo presto a conclusione». Il progetto Il percorso ha subito dei rallentamenti. Il progetto di allestimento era stato presentato nel dicembre scorso ricevendo non poche critiche, in primis per l’assenza di spazio dedicato alle realtà di Fiume e della Dalmazia, nonché per l’assenza di importanti opere di arte istriana conservate ora al museo Sartorio. Le proteste delle associazioni degli esuli avevano portato a un confronto fra un trio di esperti da loro nominati (Giuseppe Parlato, Giorgio Baroni e Davide Rossi) con la commissione incaricata di delineare il progetto: quest’ultima è composta dalla presidente dell’Irci, dal segretario Raoul Pupo e dal direttore Piero Delbello e da tre membri designati dal Comune (Maria Masau Dan, vicepresidente dell’Irci, Francesco Fait e Marzia Vidulli Torlo). Secondo Tassinari quel confronto ha tamponato l’emergenza: «Il comitato di esperti nominato dagli esuli ha sostanzialmente approvato il progetto, dando alcune indicazioni e suggerimenti che sono stati accolti con piacere». Vigini non nasconde la soddisfazione: «Sarà un museo tecnologicamente avanzato e interattivo – dice -. Sarà parte del circuito dei Civici musei e dei Musei senza confini, a cui si accede con un biglietto unico». La presidente auspica che si trovi una soluzione alla questione dei quadri del Sartorio: «Soltanto un muro separa le opere dal museo, in qualche modo si potrà fare. La vicenda è complicata perché quei quadri sono pertinenza del ministero, non del Comune o dell’Irci». Le associazioni cosa ne pensano? Il presidente di Federesuli Antonio Ballarin dichiara: «L’incontro tra i nostri esperti e il comitato scientifico dell’Irci è stato cordiale e costruttivo. L’Irci mostra di voler seguire le indicazioni che emergono dal nostro mondo. Certo è che il percorso continua: la versione del museo in fase di allestimento verrebbe definita 1.0 in linguaggio informatico, poi nel tempo si potrà migliorare e arricchire». Manuele Braico, presidente delle Comunità istriane, dice: «Personalmente non vedo l’ora che il museo venga inaugurato perché le polemiche si sono protratte anche troppo. Però sui contenuti si può opinare: la prossima presidenza dell’Irci avrà modo di migliorarlo». Uno degli aspetti, infatti, è che l’attuale dirigenza Vigini si avvicina a fine mandato: l’assemblea per le nuove nomine dovrebbe venir convocata a breve. Braico sottolinea l’importanza di portare in via Torino le opere del Sartorio: «Uno degli scopi del museo era proprio questo, trasferire lì quelle opere darà dignità alla mostra». Sulla stessa linea anche Renzo Codarin di Angvd: «Il museo è in formazione e non tutto è stato detto e chiarito, ma valutiamo positivamente il lavoro svolto. Importante sarà trasferire lì i capolavori del Sartorio, considerato che nel museo c’è una sala concepita appositamente a questo scopo. Faremo i passi necessari con il Ministero dei beni culturali perché ciò avvenga, credo che anche la prossima gestione dell’Irci dovrà impegnarsi su questo fronte». Duro Massimiliano Lacota dell’Unione degli Istriani: «Se la dirigenza dell’Irci pensa di inaugurarlo in un lampo soltanto per chiudere in bellezza il mandato mi trova contrario – dice -. Il progetto presentato a dicembre aveva carenze intollerabili: Fiume e Dalmazia erano totalmente assenti. Poco anche lo spazio dedicato alla persecuzione e alle foibe, che sono inevitabilmente un passaggio imprescindibile di quella civiltà. Un lavoro sviluppato in fretta e furia che andrà cambiato».
Giovanni Tomasin, «Il Piccolo», 01/05/15