L’antico significato di questo canto deriva da una serenata fatta da strumenti musicali che accompagnavano una voce solista.
La bitinada (termine analogo a mattinata) cantata a Rovigno è una forma di canto popolare in cui i cantori sostituiscono gli strumenti musicali d’accompagnamento con una sorta di polivocalità ritmica con sillabe onomatopeiche che costituiscono la base armonica e ritmica per il canto del solista. Questo insolito accompagnamento da il nome e caratterizza la bitinada.
I testi delle canzoni, in gran parte di anonimi e di stampo popolaresco, sono cantate in italiano mentre le canzonette novecentesche di autori locali, quindi di epoca più recente, sono in genere in istrioto (dialetto rovignese).
Qualsiasi canzone di tipo mediterraneo potrebbe essere cantata usando questa forma caratteristica di esecuzione. Infatti un simile modello di imitazione strumentale è riscontrabile in diversi canti popolari italiani (nei tenores sardi di Bitti in Sardegna per esempio oppure in Liguria, ma anche in Toscana attorno al Monte Amiata).
Un classico tra le bitinade di Rovigno è Spunta il sol e deriva da un canto patriottico di Pier Paolo Parzanese del 1860 (pubblicato con alcune modifiche nel 1866 con il nome di L’addio del garibaldino) mentre un canto piuttosto famoso è Tu non vedi che l’albero pende.
La bitinada più recente nasce presso i pescatori rovignesi, anche con curiose analogie con le caratteristiche del trallalero ligure che nasce tra i naviganti di Genova che, avendo le mani impegnate durante le uscite di pesca, sostituiscono l’accompagnamento del cantore solista con l’imitazione canora di vari strumenti musicali. E il falsetto corrisponderebbe alla voce bianca del mozzo.
Hanno lasciato una significativa traccia negli anni ’30 due complessi corali della Manifattura Tabacchi di Rovigno coordinati da Giovanni Pellizzer.
Alcune di queste:
Tu non vedi che l’albero pende
Tu non vedi che l’albero pende
e le foglie cadono giù
e per contentar ste done
e per contentar ste done
tu non vedi che l’albero pende
e le foglie cadono giù
e per contentar ste done
si vorebe la gioventù
lala lala làla …………..
e per contentar ste done
e per contentar ste done.
Voglio andare su le alte montagne
a sentire a cantare li uceli
canterini quei fringueli
canterini e quei fringueli
lala lala làla ……………
canterini quei fringueli
d’ogni sorte e di qualità.
Spunta il sole
Spunta il sole
spunta il sole a la colina
il tamburo
il tamburo è già suonà
bela non piangere se parto via
al mio ritorno
al mio ritorno sarò da te
bela non piangere se parto via
al mio ritorno
al mio ritorno sarò da te.
Dami un ricio
dami un ricio dei tuoi capeli
ch’io le voglio
ch’io le voglio portare con me
e là sui campi io mirerò queli
al fin di guera
al fin di guera ti sposerò
e là sui campi io mirerò queli
al fin di guera
al fin di guera ti sposerò.
Altre dialettali, scritte a cavallo tra la prima e seconda guerra mondiale:
– Le muriede ruvignise (di A.Rismondo / G.Paitler) del 1907
– Faviela el sapadùr (di Carlo Fabretto) del 1930
– La viecia batana (di D. Zecchi / G. Devescovi)