Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata
November 21st, 2024
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Vopertina Fumetto Sauro

Nazario Sauro. Figlio dell’Istria, eroe d’Italia

Il Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata (CDM) ha collaborato alla realizzazione della graphic novel “Nazario Sauro. Figlio dell’Istria, eroe d’Italia”, realizzata dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.

La sceneggiatura di Emanuele Merlino e le tavole di Marco Trecalli ricostruiscono in maniera emozionante e fedelissima alla storia la vicenda del martire irredentista capodistriano, impiccato dagli austro-ungarici a Pola il 10 agosto 1916.

Accompagnano questo pregevole fumetto una serie di prefazioni e di approfondimenti storici che contribuiscono a farne un prezioso strumento didattico che potrebbe avere ampia diffusione in ambito scolastico. Riportiamo a tal proposito il contributo “Nazario Sauro simbolo del patriottismo istriano” del Prof. Davide Rossi (Università degli Studi di Trieste).

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La comunità degli esuli istriani, fiumani e dalmati è stata, assieme alla Marina italiana, l’appassionata custode della memoria di Nazario Sauro, volontario irredento della Prima guerra mondiale e Medaglia d’oro al valor militare.

L’irredentismo di Sauro è quasi scritto nel suo destino fin dal giorno di nascita, il 20 settembre 1880, data del decennale della breccia di Porta Pia, che aveva finalmente assegnato Roma al Regno d’Italia. Si trattava di un Regno formalmente sorto il 17 marzo 1861, benché ancora privo non solo di quella che era universalmente riconosciuta come la sua Capitale (e senza dimenticare il Veneto annesso nel 1866), ma anche di province abitate da cospicue comunità di italiani, che però erano ancora sotto il controllo dell’Impero austro-ungarico (Trentino, Venezia Giulia, Fiume e Dalmazia).

In quelle terre si sarebbe sviluppato l’irredentismo, locuzione con cui – nonostante i vincoli tra Roma e Vienna dettati dalla Triplice Alleanza del 1882 – si auspicava la ripresa del percorso risorgimentale fino al completamento dell’unificazione nazionale.

 

Il termine era stato pronunciato per la prima volta da Matteo Imbriani dinnanzi alla bara di suo padre, in presenza di alcuni delegati triestini, nel 1877, giurando fedeltà alla loro causa.

Il marinaio Sauro sarebbe così diventato il rappresentante più famoso della nutrita pattuglia di originari di Capodistria che, appena l’Austria-Ungheria attaccò il Regno di Serbia, si rifugiarono in Italia al fine di non essere costretti ad indossare la divisa dell’Imperial-regio esercito per andare combattere in Galizia o contro la Serbia. Come tanti volontari garibaldini, Sauro non si era invece fatto in precedenza problemi a combattere a fianco degli albanesi in lotta contro la dominazione ottomana, in nome di un patriottismo mazziniano ispirato alla solidarietà tra popoli oppressi.

Sauro ha, inoltre, un profondo legame anche con la comunità esule di Pola, poiché è nella più importante base della marina austriaca che ha fine la sua vita il 10 agosto 1916, impiccato al termine di un processo per diserzione in cui non fu tenuto in considerazione l’esonero dal servizio militare che gli era stato concesso ben prima dello scoppio delle ostilità. Ma soprattutto la bara del martire irredentista attraversò l’Adriatico assieme alla quasi totalità dei polesani dopo che il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 assegnò la città dell’arena alla Jugoslavia comunista di Tito, le cui truppe avevano già dato prova di quanto potessero devastare ciò che rappresentava l’italianità anche da un punto di vista simbolico. Per i polesani si apriva la strada dei Centri Raccolta Profughi, prima tappa di un difficile reinserimento nel tessuto sociale ed economico di una Repubblica italiana ancora attraversata dalle devastanti conseguenze della Secondo conflitto mondiale. Per Sauro ci fu invece la sistemazione al Tempio Votivo del Lido di Venezia, affacciato su quel mare Adriatico, che già fu ponte tra la Serenissima Repubblica di Venezia e le cittadine istriane e dalmate del suo Stato da mar, e che l’irredentista capodistriano solcò per tutta la vita, tanto da civile quanto da militare.

Fu poi a partire da alcune sigle della diaspora adriatica che, alla vigilia del cinquantennale della morte, venne realizzata una colletta che consentì di erigere una statua bronzea dell’eroe istriano sul lungomare di Trieste e da allora ogni 10 agosto quel monumento rappresenta il fulcro di una cerimonia commemorativa che coinvolge anche la Marina e le Istituzioni nazionali e locali.

Risale al 12 febbraio 1980 l’entrata nei ranghi della Marina Militare Italiana del sottomarino Nazario Sauro, oggi visitabile presso Galata, il Museo del Mare di Genova, ma all’epoca capostipite di una classe di sommergibili che avrebbe poi compreso il Fecia di Cossato, la seconda serie con il Guglielmo Marconi ed il Leonardo da Vinci, e infine una terza serie con i battelli Giuliano Prini e Salvatore Pelosi. Era stato invece affondato durante la Seconda guerra mondiale nel 1941 nel Mar Rosso il cacciatorpediniere Nazario Sauro della Regia Marina che era entrato in servizio nel 1927.

Siamo stati quindi lieti di raccogliere una serie di contributi dedicati a Nazario Sauro al fine di implementare la capacità didattica e divulgativa del fumetto: una scheda di inquadramento storico, le riflessioni dei Presidenti delle più importanti e attive sigle dell’associazionismo giuliano-dalmata in esilio ed il contributo di Romano Sauro – nipote del martire irredentista e promotore di molteplici iniziative commemorative – rappresentano il degno suggello ad un’opera realizzata in maniera avvincente, attenta ai dettagli militari e precisa nella ricostruzione della vicenda umana di Nazario Sauro.

Un sincero ringraziamento va, infine, alla Marina Militare, per i preziosi consigli ed il supporto offerto nella realizzazione di questo lavoro.

Davide Rossi