Nuovi rimborsi agli esuli: scatta la “corsa di massa”
TRIESTE – Il giallo degli indennizzi della Slovenia agli esuli, scoppiato a metà aprile, è a una svolta. Nessuna truffa, par di capire: i rimborsi sembrano regolari visto che, nonostante il polverone dei mesi scorsi, il governo di Lubiana continua a emettere bonifici su bonifici. E così il mondo associazionistico abbandona ogni scetticismo e decide di offrire la propria consulenza a sostegno delle pratiche degli esuli che intendono chiedere il dovuto.
Si tratta delle persone che, nate nelle zone italiane ora appartenenti alla Slovenia (come Isola, Pirano, Capodistria, la Valle dell’Isonzo e la Valle di Vipacco), possono dimostrare di possedere la qualifica di profugo. L’Unione degli Istriani a metà settembre convocherà un’assemblea pubblica e invierà agli associati una circolare con l’invito a farsi avanti. «Dopo quanto accaduto ad aprile – ripercorre il presidente Massimiliano Lacota – mi sono rivolto al ministero della Giustizia sloveno per sollecitare chiarimenti. Non ho ricevuto alcuna risposta ufficiale ma, nel frattempo, da Trieste sono partite nuove domande di indennizzo e la gente ha ricevuto i soldi dalle autorità confinanti».
Una decina almeno è andata a buon fine, stando a quanti hanno reso nota la propria situazione, ma di fatto si tratterebbe di qualche centinaio di esuli. «Di fronte a questo scenario è evidente che non c’è alcun impedimento – precisa il presidente dell’Unione – e in Slovenia, anche dinnanzi alle inchieste della Polizia italiana, nessuno ha mai messo in discussione le operazioni. Quindi invitiamo chi è interessato a fare richiesta visto che è concretamente possibile ottenere i soldi. Personalmente ringrazio Lubiana perché questo è il primo vero riconoscimento dopo sessant’anni».
Adesso, superati dubbi e timori, ci si attende una valanga di domande: tra le cinque e le ottomila la stima. Considerando che i beneficiari hanno incassato finora una media di 2.500 euro a testa, la Slovenia si troverebbe a sborsare ben oltre i 10 milioni di euro. Il sospetto di una clamorosa truffa, mai veramente dissipato, si era fatto largo con una certa insistenza quando tra gli esuli erano iniziate a circolare le voci di una forma di risarcimento, riconosciuta da una legge (la 70 del 2005) del governo di Lubiana, per i danni subìti dal regime comunista.
La norma effettivamente esiste ma a insospettire l’Unione degli Istriani era il meccanismo messo in moto: varie persone di origine istriana erano state avvicinate a Trieste, per mezzo di badanti e donne di servizio, da alcuni studi legali di Capodistria, Nova Gorica e Postumia con la promessa di poter beneficiare della legge. Tutto si sarebbe svolto nel segreto. Della vicenda si erano interessate sia la Questura sia la Policija slovena, anche perché le autorità oltreconfine avevano preso posizione, smentendo la possibilità per i triestini di ricevere alcunché. Lo scorso 11 marzo, inoltre, il direttore generale del ministero della Giustizia, Andreja Lang, con una lettera ufficiale aveva puntualizzato che non risultano leggi a Lubiana a favore degli italiani «e una simile legge non è nemmeno in procinto di essere adottata». L’ipotesi era che gli avvocati in questione avessero fatto firmare agli esuli, per la gran parte anziani, documentazione non tradotta in italiano in cui gli interessati avrebbero dichiarato, imprudentemente, la cittadinanza oltreconfine.
Ma il flusso di denaro non si è arrestato. «La Slovenia non ha mai smentito le sue procedure – ribadisce Lacota – e i bonifici sono continuati». Enzo Codarin, presidente nazionale dell’Anvgd, conferma: «La legge è interpretabile ma ci siamo informati con l’ambasciata di Lubiana, che ci ha fornito i documenti da cui si è chiarito che tutto è lecito. Anche noi daremo il nostro appoggio agli associati». Così farà Emanuele Braico, presidente dell’associazione delle Comunità istriane: «Contattiamo i soci per sostenerli – spiega – e mi dispiace per l’Unione degli Istriani che ha alzato un polverone per nulla».
Giampaolo Sarti, «Il Piccolo», 21/08/15