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Pace sui confini tra Bosnia e Montenegro

TRIESTE – Raggiungere un accordo per via diplomatica su un contenzioso relativo ai confini tra due Stati è cosa difficile in Occidente, figuriamoci nei Balcani dove ogni qualvolta si parla di tale argomento come minimo le parti tirano fuori i coltelli. Eppure il “miracolo” stavolta è accaduto, in piena ex Jugoslavia, tra Montenegro e Bosnia-Erzegovina. Dopo alcuni anni di confronto tra i “tecnici” di Sarajevo e Podgorica, i premier Milo Djukanovic per il Montenegro e il presidente del Consiglio dei ministri bosniaco, Vjekoslav Bevanda hanno sottoscritto l’accordo su 600 chilometri di confine a Sarajevo durante la visita nella capitale bosniaca del premier di Podgorica. L’ultimo capitolo spetta ora ai Parlamenti dei due Paesi con la ratifica.

E tutto questo accadeva mentre al Palazzo della pace all’Aja, Slovenia e Croazia si stavano confrontando in una fase dell’arbitrato relativo al contenzioso sui confini marittimi e terrestri tra i due Paesi entrambi oramai “stelle” d’Europa. Per il Montenegro decisamente un bel scatto in avanti lungo la tortuosa strada che lo porterà all’adesione all’Ue.

Se con la Bosnia il Montenegro è riuscito a far prevalere l’arte della diplomazia, e del buon senso aggiungiamo noi, altrettanto non potrà fare con la Croazia. Tra i due Paesi infatti in ballo c’è il confine sulla penisola di Prevlaka per lungo tempo presidiata addirittura dai caschi bli dell’Onu. Ora le forze internazionali se ne sono andate e la tensione nell’area è fortemente scemata, ma il problema rimane. Linea mediana della penisola o tutta la penisola al Montengro? Il premier croato Zoran Milanovic e il suo omologo montenegrino Milo Djukanovic nel corso della recente visita del secondo a Zagabria hanno dichiarato che i due Paesi cercheranno ancora di trovare un accordo diplomatico, ma gli osservatori dicono che l’arbitrato internazionale è oramai scontato. Ed è comunque un passo in avanti visto che solo 20 anni fa più che gli ambasciatori si avrebbero parlato i mitragliatori.

E un altro arbitrato internazionale (con i conseguenti non trascurabili costi) la Croazia dovrà affrontarlo con la Serbia per tutta una serie di aree lungo il confine che corre tra i due Paesi lungo il Danubio. Qui il problema è costituito dal fatto che la Croazia fa riferimento ai propri libri catastali per rivendicare territori e aree che si trovano al di là (a Est) del Danubio, mentre la Serbia chiede che la linea di confine corra lungo la linea mediana del fiume. Per ora Zagabria e Belgrado hanno trovato un accordo di piccolo transito transfrontaliero per cui i proprietari di terreni possono circolare senza intoppi dall’una e dall’altra sponda del fiume. E anche qui, va ribadito, che in altri tempi avrebbero parlato i colpi di mortaio. Tutti non trascurabili aspetti di quello che potrebbe essere rimandato al fenomeno “integrazione europea”.

Mauro Manzin, «Il Piccolo», 15/06/14