Autore: Biagio Marin
Note biografiche:
Biagio Marin, nato a Grado nel 1891, studiò a Gorizia e Pisino, fino al conseguimento della maturità classica. A Firenze e a Vienna seguì corsi universitari; frequentando a Firenze il gruppo degli intellettuali vociani. Dopo la guerra conseguì la laurea in filosofia a Roma, dove fu allievo di Giovanni Gentile. Vissuto a Trieste dal 1939, tornò a Grado definitivamente nel 1969, dove si spense nel 1985. La sua prima opera di poesie è Fiuri de tapo (1912). I suoi versi sono raccolti nei volumi I canti dell’isola (1912-1969 e 1970-1981), e nelle antologie La vita xe fiama (1970) e Poesie (1981). Tra le prose Grado, isola de oro (1955), La città mutilata (1956), I delfini di Scipio Slataper (1965), Parola e poesia (1984), Gabbiano reale (edito nel 1991).
Scheda critica:
Marin ha conosciuto e praticamente diviso con le genti istriane, pur non essendone stato protagonista e vittima, il dramma dell'’esodo. Con l’Istria e con Gorizia si era infatti identificato, in una sorta di comunione sentimentale che gli aveva consentito di compiere degli itinerari profondi nel simbolico, dei meravigliosi percorsi poetici. “Elegie istriane”, di cui proponiamo alcune poesie, appaiono straordinariamente attuali. Il loro messaggio, così vivo, significativo e profondo, evoca l’intrinseca fragilità delle varie barriere geografiche, ideologiche, etniche di volta in volta innalzate dall’uomo a sancire assieme alla bontà delle proprie vittorie, il gioco alterno della spartizione e della conquista.
Titolo estratto: Luciana Borsetto P ER UNA RILETTURA DELLE «ELEGIE ISTRIANE» DI BIAGIO MARIN