Prime conseguenze della visita alla Foiba di Basovizza di Mattarella e Pahor
Nelle ultime settimane la stampa slovena, ripresa da diversi organi di comunicazione nazionali, ha dato ampio risalto circa la riesumazione da fosse comuni, foibe, cave e pozzi di resti di povere vittime, trucidate barbaramente dal regime comunista del Maresciallo Tito all’indomani del 1945.
Non si tratta principalmente di vittime di nazionalità italiana, ma di oppositori a ciò che il regime di allora considerava ostacolo alla promulgazione dello stalinismo e, cioè: di combattenti oppositori ai partigiani di Tito, di antifascisti non comunisti, di sacerdoti e di suore, di ragazzini di 14-17 anni, di massaie, di contadini, di operai.
La Slovenia è disseminata da circa 600 cavità di tale natura.
L’operazione di riesumazione è un sonoro schiaffo a tutti coloro che per anni additavano le Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati quali mistificatrici, falsificazioniste e revisioniste, negando l’esistenza stessa delle Foibe o asserendo la loro marginale rilevanza storica.
La verità emerge come un fiume in piena e nessuna ideologia preconcetta può ora frenarla.
Ma ciò che colpisce in maniera positiva è che tutto ciò avvenga successivamente alla visita dello scorso 13 luglio dei due Presidenti Mattarella e Pahor alla foiba di Basovizza.
Una visita che molta miopia, innata od indotta, aveva focalizzato con qualche polemica di retroguardia, ma che per coloro che vi hanno partecipato non poteva che essere collocata nella sua giusta prospettiva.
Nella Repubblica di Slovenia, già da tempo, è in atto un processo sociale e culturale teso a fare giustizia dei torti che il regime comunista post bellico ha causato, e la visita a Basovizza, contestata a Pahor nella Sua patria da una minoranza di segno opposto alla nostra in Italia, ha aperto, come ci si attendeva, una nuova stagione nei rapporti tra i due Stati.
È una stagione entro la quale le autorità slovene si rendono disponibili, su richiesta del Governo italiano, alla riesumazione dei tanti corpi ancora sepolti in fosse comuni.
Chiediamo alla Presidenza della Repubblica che ci ha sostenuto in tutti questi anni, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli Affari Esteri e a tutte le Istituzioni coinvolte, di supportare le Associazioni degli Esuli nella richiesta della riesumazione delle salme, nonché nella richiesta di apporre croci e lapidi in quei luoghi di morte.
Una civiltà moderna ha obbligo di fare tesoro della memoria per poter costruire una prospettiva di pace tra popoli diversi che da sempre convivono in regioni di grande bellezza e grande fragilità.
Antonio Ballarin
Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati