Raduno dalmati ad Abano: attesa per l’inaugurazione dell’asilo di Zara
Quando venne organizzato il primo raduno dei dalmati a Venezia, nel 1953, s’era pensato all’adesione di un centinaio di persone visto che era difficile comunicare tra persone sparse in tutta Italia. Arrivarono in tremila con il passaparola e fu la risposta al desiderio di stare insieme. Per altro mai sopito visto che quest’anno l’incontro ha segnato la sua sessantesima edizione, svoltasi nel fine settimana ad Abano, nei pressi di Padova.
Certo il tempo ha giocato le sue carte, le ragioni del ritrovarsi sono mutate negli anni, risolte le questioni esistenziali e di inserimento nella società italiane, altre mete hanno focalizzato l’attenzione dei Dalmati e sono state evidenziate in questo giubileo. Su tutto e’ emersa la fatalità degli eventi, qualche mese fa se n’è andato Tai, per anni il sindaco del Libero comune di Zara poi Associazione dei Dalmati italiani nel mondo. Franco Luxardo, il Presidente che è sempre stato al suo fianco ricorda la sua elezione: “andammo in delegazione a Sumirago per proporgli di diventare Sindaco, ci rispose in modo semplice che non lasciava spazio a nessun dubbio: va ben accetto, basta che non me faxe’ lavorar”. Ai raduni fu sempre presente, ad abbracciare la sua gente, a scendere in pista per il tradizionale ballo delle ciacole? Ebbene, in questo primo anno senza Ottavio, Rina Villani da Zara arriva con la notizia per tanto tempo attesa: l’asilo italiano ha iniziato ad operare con 27 bambini, il 12 ottobre ci sarà l’inaugurazione ufficiale con la partecipazione di alti rappresentanti del Governo italiano, crisi permettendo. Alba e tramonto s’intersecano. Dall’Italia si attendono ancor sempre le attenzioni da tempo disattese – rileva Luxardo – che dia una risposta in merito alla questione della medaglia d’oro al gonfalone di Zara per i fatti del 1943-44; che chiuda il contenzioso sui beni abbandonati; che riveda la decisione sulla chiusura del consolato di Spalato; che prenda in considerazione le proposte della federazione sul futuro delle associazioni degli esuli legato alla creazione di una Fondazione che ne gestisca le sorti – così come sottolineato negli interventi del presidente Renzo Codarin, del sindaco dei fiumani, Guido Brazzoduro, del presidente dell’Associazione delle comunità istriane, Manuele Braico, del sindaco del libero comune di Pola, Tullio Canevari, intervenuti alla manifestazione. Argomenti per altro sottolineati anche nelle relazioni dei consiglieri che si sono susseguiti numerosi dopo la mattinata dedicata alla cultura.
Adriana Ivanov ha proposto un’appassionata relazione sui titoli usciti nell’ultimo anno che affrontano il tema dell’Adriatico orientale in tutte le sue sfumature. Decine di autori che spaziano sulle tematiche più disparate, in lingua italiana ma anche in lingua croata che a volte s’intersecano, a volte s’allontanano ma che vanno a costruire un mosaico ricco di spunti che avrebbero bisogno di una più capillare ed attenta divulgazione e promozione, soprattutto delle opere pubblicate in proprio dalle associazioni. In attesa dell’assemblea di domenica con l’intervento di Lucio Toth, il sabato sera s’è concluso con lo spettacolo dedicato ad un personaggio dalmato di chiara fama: Francesco Demelli, ovvero Franz Von Suppe’ per la storia musicale, padre dell’opertta viennese, nella mssinscena delll’Associazione internazionale dell’Operetta dell’FVG ed offerta dal Centro di Documetazione multimediale della cultura giuliana Istriana fiumana e dalmata grazie ad un progetto della legge 92/2011. Divertito il pubblico che ha seguito la vicenda di uno spalatino che consumava i suoi giorni all’osteria del Pappagallo a Trieste in attesa di un successo che non sarebbe mancato.
Pregna di significato la mattinata di domenica con l’assemblea e la consegna del Premio Tommaseo 2013 al professor Ulderico Bernardi, già professore della Ca’ Foscari di Venezia, un veneto innamorato delle vicende adriatiche che ha esplorato, studiato e reso magistralmente nei suoi numerosi scritti, interventi e pubblicazioni. In perfetta sintonia con Lucio Toth hanno esaltato il ruolo di due grandi intellettuali tra Ottocento e Novecento, vale a dire Tommaseo e D’Annunzio che ebbero chiaro il ruolo di un piccolo popolo adriatico, ponte tra le culture ma anche crogiolo di sentimenti e situazioni che anticipavano di un secolo e più ciò che l’Europa avrebbe raggiunto attraverso la terribile esperienza di due guerre mondiali, di contrapposti nazionalismi e di ideologie totalitarie.
Rosanna Turcinovich Giuricin
L’Osservatore Adriatico
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