Ricostruire con le istituzioni europee la sorte di infoibati e deportati dai partigiani di Tito
Grazie all’ospitalità della delegazione di Forza Italia – Partito Popolare Europeo, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Coordinamento Adriatico e Centro di Documentazione Multimediale per la Cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata hanno avviato stamane un’intensa sessione di appuntamenti culturali presso la sede del Parlamento Europeo di Bruxelles.
Indisposta l’On. Elisabetta Gardini, ha fatto gli onori di casa l’europarlamentare Salvatore Cicu, che ha presentato le istituzioni dell’Unione Europea come il luogo più idoneo per dare soddisfazione ai diritti negati degli esuli istriani, fiumani e dalmati. In apertura dei lavori è stato apprezzato il messaggio di saluto inviato dal parlamentare europeo sloveno Alojz Peterle, il quale, forte della conflittuale esperienza balcanica, ha ribadito l’importanza dell’Europa nel ricostruire relazioni statuali lacerate da contrapposizioni.
Il presidente del Consiglio della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin, ha fatto ampi riferimenti alla relazione tenuta in vista del Giorno del Ricordo presso l’assemblea da lui presieduta da parte del prof. Raoul Pupo ed alla testimonianza dell’esule istriana Erminia Dionis Bernobi, che ancora ragazzina sentì nella bottega in cui lavorava gli aguzzini di Norma Cossetto vantarsi dei loro misfatti. «Il Friuli Venezia Giulia ha vissuto conflitti in prima linea – ha affermato Zanin – ma adesso siamo un territorio all’avanguardia nella cooperazione transfrontaliera con Austria, Slovenia e Croazia. Con il medesimo spirito possiamo ricostruire pagine di storia ancora incomplete».
Con grande passione Rodolfo Ziberna, nella duplice veste di Sindaco di Gorizia e di rappresentante dell’associazionismo degli esuli adriatici, ha presentato ai convenuti le difficoltà dell’inserimento degli esuli nel tessuto cittadino di Trieste, capitale morale dell’esodo con quasi 80.000 arrivi, e di Gorizia, in cui il 20% degli attuali abitanti è esule di prima, seconda o terza generazione: «A causa del clima politico in cui giunsero nell’Italia del dopoguerra – ha spiegato Ziberna – c’è stata molta reticenza nel raccontare il proprio tragico vissuto: nell’Italia che festeggiava il 25 aprile come fine della guerra risultava difficile spiegare che al confine orientale in quei giorni cominciavano appena le deportazioni, gli infoibamenti ed i processi sommari da parte dei sedicenti liberatori partigiani jugoslavi di Josip Broz “Tito”». Oggi finalmente se ne parla, nonostante frange di negazionisti e di giustificazionisti che, dopo decenni di silenzio e di rimozione, ora vogliono infangare il Ricordo: «Una comunità nazionale deve fare quadrato attorno alle proprie vittime – ha proseguito il primo cittadino del capoluogo isontino – e silenziare questi personaggi. Noi oggi qui, però, chiediamo ufficialmente ed istituzionalmente agli Stati successori della Jugoslavia di aprire i propri archivi riguardo deportazioni e stragi di italiani avvenute nella Venezia Giulia a guerra finita. Non vogliamo assegnare responsabilità e colpe, vogliamo solamente fornire a discendenti e parenti di persone scomparse nel nulla la possibilità di sapere dove andare a depositare un fiore in memoria dei propri cari».
«L’associazionismo giuliano-dalmata chiede alla politica di esercitare la sua funzione mediatrice – ha proseguito il Prof. Avv. Davide Rossi in rappresentanza della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati – anche all’interno di questa importante sede sovranazionale. Gli esuli mantengono aperto un tavolo di confronto con il governo italiano per risolvere le questioni ancora aperte, in primis il ristoro dei beni abbandonati per aver “optato” per l’Italia dopo il Trattato di pace del 10 febbraio 1947». È di questi giorni, invece, la richiesta di una commissione parlamentare d’inchiesta sulle carneficine dell’immediato dopoguerra al confine orientale, a partire dall’attentato dinamitardo di Vergarolla del 18 agosto 1946 con decine di morti e di feriti in territorio ancora formalmente italiano: si tratta della strage più sanguinosa della storia dell’Italia repubblicana: «Non temiamo gli approfondimenti della ricerca storiografica – ha concluso Rossi – e riconosciamo nelle istituzioni europee la sede più appropriata per la tutela delle minoranze odierne, come la comunità italiana autoctona nell’Adriatico orientale, e per sostenere la richiesta di giustizia degli esuli che abbandonarono le loro terre annesse dalla Jugoslavia comunista».
Nel pomeriggio verrà inaugurata all’interno dell’Europarlamento la mostra “Tu lascerai ogni cosa diletta più caramente. L’esilio dei giuliani, fiumani e dalmati alla fine del Secondo conflitto mondiale”: immagini e parole che porteranno all’attenzione dei decisori e dei parlamentari europei una storia troppo a lungo taciuta.
Lorenzo Salimbeni