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Foto Norma Cossetto

Rispettare la morte di Norma Cossetto

“Infoibati” di Guido Rumici, edito da Mursia nel 2002, è stata la prima pubblicazione di livello scientifico che si è occupata specificatamente delle foibe. Già in questa circostanza la terribile morte di Norma Cossetto è uscita dalla memoria degli esuli istriani, fiumani e dalmati, che l’hanno custodita per decenni, ed è stata presentata in maniera documentata e appropriata.

L’apposita commissione, che predispone l’istruttoria per assegnare le onorificenze ai discendenti delle vittime delle foibe e delle deportazioni compiute dai partigiani comunisti di Tito, ha lavorato scrupolosamente prima che il Presidente della Repubblica ed ex partigiano Carlo Azeglio Ciampi assegnasse a Norma Cossetto la Medaglia d’oro al valore civile. Tale conferimento si svolse in occasione del 10 Febbraio 2005, prima volta in cui aveva luogo la ricorrenza del Giorno del Ricordo istituita dalla Legge 92 dell’anno precedente.

Non per caso la sorella di Norma fu tra i primi a ricevere questo riconoscimento  morale, ma proprio perché Norma rappresentava il simbolo di una comunità, di un’italianità offesa, violata e fatta sparire nell’abisso di una foiba. D’altro canto già nell’immediato dopoguerra l’ateneo di Padova con il consenso del Prof. Concetto Marchesi, padre costituente e parlamentare comunista, attribuì la laurea honoris causa alla studentessa Cossetto, uccisa in maniera così crudele.

Eppure nella commissione toponomastica di Reggio Emilia c’è chi si rifiuta di intitolare una via ad una Medaglia d’oro della Repubblica italiana come richiesto dal consiglio comunale di una città in cui c’è invece una via dedicata a Josip Broz Tito, acclarato e riconosciuto massacratore di italiani nelle terre del confine orientale. A pochi giorni di distanza dalla Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne c’è stato insomma chi ha trovato da obiettare sulla vicenda di una ragazza violentata e scaraventata in una foiba ancora viva. Uno scrittore di quelle parti definì “trinariciuti” questi personaggi che evidentemente ancora caratterizzano le province di quello che fu il tristemente noto Triangolo rosso.

Renzo Codarin