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Fiume Romolo Venucci

Romolo Venucci, dallo stile futurista alle Rocce

Dopo poco meno di trent’anni dall’ultima grande retrospettiva, al Museo civico di Fiume, ossia nel Cubetto, è stata inaugurata la mostra “Viaggio verso l’astrazione” del più grande pittore fiumano del XX secolo, Romolo Venucci. A seguire la cerimonia d’inaugurazione è stato un folto pubblico, tra cui anche la nipote dell’artista, Patrizia Venucci Merdžo, per lunghi anni giornalista e ora collaboratrice del nostro quotidiano, e numerosi estimatori e studiosi della sua arte.

A salutare i presenti è stato il direttore del Museo civico, Ervin Dubrović, il quale ha voluto innanzitutto ringraziare gli esponenti del Museo d’Arte moderna e contemporanea (MMSU), il Museo di Marineria e storia del Litorale croato e l’artista fiumano Mauro Stipanov per aver dato in prestito diverse opere di Venucci. “Sono compiaciuto del fatto che anche il Museo civico vanta una piccola collezione di opere di Venucci – ha dichiarato Dubrović -. Quasi trent’anni dopo la grande retrospettiva realizzata dalla storica dell’arte Daina Glavočić nell’allora Galleria moderna, oggi MMSU, credo che abbiamo allestito una mostra di qualità che ha preso spunto anche dagli scritti degli studiosi dell’opera di Venucci, Erna Toncinich e Sergio Molesi”, ha precisato il direttore.

Lo storico dell’arte triestino e docente all’Università di Lubiana prof. Enrico Lucchese ha rilevato che la sua partecipazione alla mostra di Venucci nasce da un incontro con Daina Glavočić diversi anni fa, mentre lavorava a una mostra a Trieste. “Lavoravo a un progetto espositivo sull’arte moderna a Trieste tra il 1910 e il 1940 per capire quale era il problema degli artisti nati nell’Impero austro-ungarico, che poi lavoravano nel Regno d’Italia, durante il regime fascista – ha spiegato -. Nella cornice della mostra abbiamo fatto anche una riflessione sugli artisti fiumani Odino Saftich e Romolo Venucci, il quale era una figura particolare. Egli voleva essere un artista moderno e fu molto influenzato da Mario Sironi”, ha precisato Lucchese.

L’autrice della mostra, Ema Makarun, ha dichiarato che non è stato difficile allestirla perché Venucci è un artista eccellente. “Inizialmente avevamo voluto fare una piccola mostra con le opere custodite nel nostro Museo, ma lavorandoci su abbiamo capito che dalla prima grande retrospettiva sono passati quasi trent’anni, per cui abbiamo deciso di riproporre un’altra retrospettiva – ha spiegato Ema Makarun -. La mostra è suddivisa in due segmenti. Al pianterreno si trovano le opere degli anni Venti, Trenta e Sessanta, in cui Venucci si esprime nello stile futurista, cubo-costruttivista e astratto. Dopo la Seconda guerra mondiale Venucci si era dedicato a una pittura realistica e più decorativa, per poi reinventarsi, negli anni Sessanta, nello stile astratto con il suo ciclo di dipinti di rocce”, ha rilevato la curatrice, aggiungendo che al secondo piano è presentato il suo intero opus in ordine cronologico. L’obiettivo della mostra – ha puntualizzato – è quello di inserire Venucci nella storia dell’arte in Croazia.

La mostra comprende una sessantina di dipinti, disegni e pastelli, di cui una parte – in particolare gli studi giovanili – non è stata mai finora esposta. L’esposizione rimane in visione fino all’11 maggio.

Helena Labus Bačić

Fonte: La Voce del Popolo – 25/03/2022