Successo dell’Orange Wine Festival di Isola
L’Orange Wine Festival si è affermato come un evento di rilievo nel mondo dell’enologia, promuovendo i vini bianchi macerati, noti, appunto, come “orange wines”. Questi vini, ottenuti da uve bianche tramite una tecnica di vinificazione simile a quella dei vini rossi, presentano un colore dorato intenso e un profilo aromatico complesso, spesso arricchito da note erbacee e fruttate.
Nonostante il termine “vini arancioni” sia relativamente nuovo, molti di essi custodiscono antiche tradizioni enologiche, che abbracciano l’autenticità e la sostenibilità in un mondo sempre più industriale. In Georgia, ad esempio, la vinificazione in anfore di argilla sepolte nel terreno è una pratica radicata nella storia e un vanto culturale del Paese.
La produzione di questo tipo di vino si sta diffondendo principalmente nelle aree dell’Adriatico settentrionale di Italia, Croazia e Slovenia. Tuttavia, poiché questa categoria non è legata al tipo di vite ma al processo di lavorazione dell’uva, si sta ora producendo in quasi tutte le regioni vinicole tradizionali d’Europa, incluse altre regioni d’Italia, Francia, Spagna, Grecia, Ungheria, Germania, Slovacchia, Repubblica Ceca e Serbia. Inoltre, alcuni produttori si stanno espandendo in altre zone vinicole al di fuori dell’Europa, come la Nuova Zelanda e gli Stati Uniti.
Da oltre una decina d’anni l’Orange Wine Festival ha l’obiettivo di celebrare questi vini, mettendo in luce la loro storia e il processo di produzione. Promosso a Isola, grazie in particolare all’impegno della famiglia Zaro, questo evento si è diffuso anche all’estero, diventando un punto d’incontro non solo per gli intenditori di vino, ma anche per vignaioli, contadini, ristoratori e appassionati provenienti da tutto il mondo.
“Se i gusti e le sfaccettature sono a giudizio del pubblico”, ha dichiarato Matej Zaro, tra gli organizzatori dell’evento, “quello che unisce tutti gli espositori della rassegna è il loro modo di lavorare che, con metodi biologici, biodinamici o naturali, sostiene la filosofia del minimo intervento in vigna”. Dopo il successo ottenuto alla recente fiera Vinitaly, il Festival ha fatto ritorno nella sua città natale, ospitando in piazza Manzioli, nell’omonimo palazzo e nella chiesa di Santa Maria d’Alieto più di 60 aziende vinicole provenienti da otto Paesi, nonché 15 produttori di prelibatezze gastronomiche tradizionali.
Ad accogliere i numerosi partecipanti e i rappresentanti delle istituzioni è stata Agnese Babič, vicesindaca e coordinatrice culturale della CAN di Isola che, insieme alla Parrocchia e al Comune, è partner dell’evento. “Questo Festival è testimone del legame profondo che unisce l’uomo alla terra, ed è per questo una vera ode alla natura”, ha dichiarato dal canto suo la presidente della locale CAN, Vita Valenti. Una connessione che è stata ribadita dal parroco Janez Kobal, che ha impartito la sua benedizione ai vini presenti, “ma anche a tutte le vigne, le cantine e tutte le persone che con il loro duro lavoro custodiscono il dono di Dio”.
Dopo il simbolico taglio del nastro inaugurale, gli invitati hanno potuto inoltrarsi nell’affascinante storia di oltre 240 tipologie di vino che, ciascuna con un proprio racconto e un proprio profumo, raccontano la storia di chi con arte e fatica le ha prodotte.
Mariangela Pizziolo
Fonte: La Voce del Popolo – 29/04/2024