Svelato il “giallo” dei rimborsi agli esuli
Come sarebbe il mondo senza avvocati? Un inferno, ne siamo certi. Eppure anche questa categoria a volte combina qualche marachella. Ciò vale anche per l’iniziativa di diversi studi legali sloveni che, nella migliore delle ipotesi per eccesso di zelo, ha dato il via a una baraonda legale che rischia di diventare una grana diplomatica fra Roma e Lubiana. Ma soprattutto rischia di andare a spese di 1500 o forse 2mila esuli istriani o loro discendenti. Stiamo parlando della storia, emersa nei mesi scorsi, dei «rimborsi fantasma» che dei legali sloveni hanno proposto a tanti istriani in tutta Italia fra il 2013 e il 2014. Rimborsi che, risulta alla fin fine, sarebbero stati «impropriamente» assegnati anche a loro in base a un buco normativo nella legge slovena per il risarcimento delle vittime del comunismo.
Si tratta di una vicenda complicata sui cui farà luce oggi pomeriggio alle 16 l’Unione degli istriani: nella sala maggiore di palazzo Tonello sarà convocata un’assemblea pubblica. Il presidente dell’associazione Massimiliano Lacota è stato il primo a sollevare il caso e, carte alla mano, spiegherà cosa sta effettivamente succedendo: «Si tratta di una vicenda che ha dell’incredibile e che va necessariamente chiarita da parte delle autorità slovene – dichiara – affinché vi sia certezza sull’entità dei risarcimenti ed a che titolo questi vengono erogati».
Ma andiamo con ordine. Tutto inizia nel 2013, quando diversi esuli istriani si rivolgono all’Unione degli istriani raccontando di aver ricevuto visita da parte di persone, provenienti dalla Slovenia, latrici di buone nuove: Lubiana avrebbe varato una legge che prevede un risarcimento per gli esuli nati in territorio sloveno che hanno dovuto vivere in un campo profughi dopo aver lasciato l’Istria. Risarcimento valido anche per i discendenti. Complice il passaparola, in tanti firmano le carte in sloveno che quelle persone gli mettono sotto il naso. Entro novanta giorni tutti gli interessati ricevono cifre di tutto rispetto: da 2mila a 12mila euro. «Ci sono anche persone che hanno ricevuto il risarcimento due volte, una per genitore», precisa Lacota. Sbigottita, l’Unione degli istriani si rivolge alle autorità slovene chiedendo conferma, ma questa non arriva: Lubiana smentisce categoricamente l’esistenza di una simile legge.
Nel frattempo però aumentano le segnalazioni e, nel settembre 2014, l’Unione decide di sporgere denuncia contro ignoti. Il sospetto è che si tratti di una forma surreale di truffa. Ora, dopo lunghe ricerche, Lacota può abbozzare un quadro di quanto avvenuto: «Diversi studi legali sloveni hanno approfittato di un’ambiguità nel testo della legge per il risarcimento delle vittime del comunismo per fare avere i soldi agli esuli». Una prestazione che, com’è ovvio, l’avvocato rilascia trattenendo una percentuale. «Però Lubiana nega recisamente che gli esuli istriani abbiano diritto ad appellarsi a quella legge, e aggiunge anzi che non è in alcun modo nelle intenzioni del governo muoversi in quella direzione». L’Unione ha provato con cinque suoi iscritti a richiedere dall’Italia il risarcimento ma tutte le domande sono state cassate: «Solo quelle degli avvocati sloveni passano al vaglio».
E ora che si fa? «La Slovenia deve chiarire se i risarcimenti dati sono validi. In tal caso sarebbe una svolta tanto importante quanto inaspettata. Pare però che siano più intenzionati a procedere per vie legali contro chi ha chiesto e ottenuto i soldi». Insomma, un bel vespaio proprio alle soglie della visita del Presidente Mattarella a Lubiana. «Comunque vada – conclude Lacota -, le istituzioni dovranno farsi un esame di coscienza: abbiamo segnalato la cosa un anno fa e nessuno ha fatto niente. Nel frattempo le gente ha continuato a firmare e ora noi abbiamo la fila alla porta».
Giovanni Tomasin, «Il Piccolo», 10/04/15