Bologna e il “Treno della Vergogna”
Quando i comunisti italiani accolsero gli esuli istriani, giuliani e dalmati a sputi e sassate
di Cristina Di Giorgi - 18/02/2021
Fonte: Il Guastatore
Bologna, 18 febbraio 1947. L’orologio segna le 12 e l’altoparlante annuncia l’entrata in stazione di un treno pieno di profughi istriani, giuliani e dalmati che, in fuga dal terrore provocato dal dilagare della violenza, nelle loro terre, dei partigiani comunisti del maresciallo Tito, hanno affrontato un lungo viaggio della speranza verso quella che considerano a pieno titolo la loro madrepatria.
Molti di loro sono donne e vecchi, ma ci sono anche tanti bambini.
Partiti da Pola il 16 febbraio, ad Ancona vengono accolti...
Treno della vergogna: le testimonianze degli esuli
“Il treno procedeva lento. Partimmo da Fiume, destinazione Toscana. Dovevamo attraversare l'Italia, che noi immaginavamo generosa ed ospitale. Sulle carrozze da carro bestiame che ci portavano laggiù, c'erano per lo più vecchi, donne e bambini come me, stipati come sardine. Eravamo infreddoliti e affamati. I più piccoli piangevano perché mancava il latte. Va bene - pensai - prima o poi ci fermeremo.
La prima sosta, per scendere a sgranchirci le gambe e per mangiare qualcosa, fu a Bologna. Finalmente la stazione. Il treno rallentò piano piano fino a fermarsi. Ad accoglierci trovammo tanta gente con le bandiere rosse. Le stesse di Tito. Non capivo. Allora mi girai verso la mamma...