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Palazzo Gravisi Barbabianca Capodistria

Tornano a Capodistria due dipinti di Palazzo Gravisi Barbabianca

l Museo regionale ha acquistato le opere nell’ambito di un’asta tenuta in questi giorni a Trieste. Venduti tutti gli arredi di un’abitazione di proprietà degli ultimi eredi del casato 

Chissà perché Luka Juri, direttore fino a pochi giorni fa del Museo regionale di Capodistria, ha voluto congedarsi dall’incarico attirando l’attenzione dei media locali sul contestato ritratto del sindaco Bržan (contestato perché commissionato dal direttore malgrado il parere contrario dell’interessato, e, pare, anche senza la previa approvazione da parte del consiglio del museo) e non anche sulle nuove acquisizioni in collezione di due dipinti e altrettanti dagherrotipi che facevano parte degli arredi di una casa triestina appartenuti in passato ai marchesi Gravisi Barbabianca, una delle più importanti famiglie nobili di Capodistria, che dal palazzo avito (gioiello barocco oggi sede di una scuola di musica) li trasferirono a Trieste nel dopoguerra.

Sono pochi ma significativi lotti quelli che il Museo si è aggiudicato nell’ambito dell’asta tenuta dalla Stadion: un ritratto di famiglia, di maestro del XVIII secolo, stimato 1.000/1.500 euro e venduto per 4.300; un “Ritratto d’uomo” opera del pittore ottocentesco capodistriano Bartolomeo Gianelli, stimato 300/400 euro e venduto per 2.700; e due dagherrotipi raffiguranti Chiara e Giuseppe Gravisi, pagati 160 euro. L’acquisto è stato reso possibile da un fondo che il Comune di Capodistria ha garantito al Museo nell’arco di 24 ore, e si inserisce – come ha spiegato ancora l’ormai ex direttore al quotidiano di Trieste Il Piccolo – nel solco di “quella missione propria dell’istituto, che è la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale di Capodistria e della regione, di cui Casa Gravisi è parte molto importante”.

Fondamentale dunque è stata per il successo dell’operazione la pronta risposta dell’amministrazione comunale, perché la notizia dell’asta è circolata tardi e altre istituzioni interessate, sia della minoranza che del mondo dell’esodo, sono rimaste a bocca asciutta. Solo l’Irci, a Trieste, è riuscito ad assicurarsi un ritratto di famiglia settecentesco. Tutto il resto – dipinti, argenti veneziani e austriaci, porcellane, libri, mobili, che ben ricostruivano (è stato sottolineato) l’atmosfera di un’abitazione patrizia istriana – è andato a privati. Uno scrigno di storia e di memoria delle nostre terre disperso per sempre.

Ornella Rossetto
Fonte: Radio Capodistria – 29/03/2022

 

Il Piccolo 280322 asta Casa Gravisi