Trieste accoglie Francesco Drenig
Dal 12 novembre si tiene a Palazzo Gopcevich a Trieste, la mostra intitolata “Drenig. Contatti culturali italo-croati a Fiume 1900-1950”, allestita già l’anno scorso al Museo civico di Fiume/Rijeka con la partecipazione dell’ente museale e il contributo della Società di Studi Fiumani a Roma, con il sostegno dell’Unione Italiana e della Città di Fiume. Organizzatore dell’evento è la Comunità croata del capoluogo giuliano. La mostra sarà allestita negli spazi della sala “Attilio Selva” in via Rossi 4 a Trieste, gli stessiCurata da Ervin Dubrović, con una parte consistente del materiale offerto dalla Società di Studi Fiumani, la mostra “Drenig. Contatti culturali italo-croati a Fiume 1900-1950” proporrà oltre una ventina di fotografie d’epoca scattate da Francesco Drenig a Fiume, copie della sua corrispondenza con uomini di cultura croati e italiani, il ritratto fotografico con dedica di Gabriele D’Annunzio, copia delle riviste “Delta”, “Fiumanella”, “Termini” e altre alle quali collaborò, i quadri di Ladislao De Gauss e Romolo Venucci, entrambi raffiguranti Drenig, suoi ritratti a matita e carboncino realizzati dal pittore Sigfrido Pfau, affermato ritrattista di genere cubista, nato ad Abbazia nel 1899, esule a Scurcola Marsicana e dopo il 1949 a Roma, dove morì nel 1969. I pannelli narrano la storia di Fiume nella prima metà del Novecento che fa da sfondo alla vita di Drenig. Con l’esposizione si realizza una collaborazione importante, a suggello di uno sforzo comune, i testi del prof. Dubrovic sono stati condivisi dal dr. Micich, teso alla riscoperta, alla conservazione, alla valorizzazione e alla promozione della storia e del patrimonio artistico e culturale di Fiume.
Oblio immeritato Parlare di Francesco Drenig – intellettuale, poeta, traduttore e anche fotografo formatosi nell’atmosfera multiculturale e mitteleuropea del capoluogo quarnerino – costituisce uno spunto prezioso per riflettere – e incontrarsi – sui grandi temi del burrascoso Novecento fiumano, epoca di grandi travagli, di scontri, di ferite e di trasformazioni, anche molto dolorose o che comunque hanno profondamente cambiato il volto della città. Una figura un po’ dimenticata, passata in sordina, quasi ignorata, vittima collaterale dei mutamenti e delle ideologie totalitarie. Drenig, non accetterà di vivere sotto il nuovo regime jugoslavo e seguuirà la via dell’esilio. Muore a Fabriano nel 1950.
Società di Studi Fiumani, 19/11/14