Professione: Pittore
Luogo: Istria
Autore: Serena Paganini
Domenico Predonzani nasce a Capodistria il 16 febbraio 1914 da genitori piranesi. Il padre, Domenico, è orefice. La famiglia abita in Via Verdi mentre il laboratorio–negozio si trova in Callegaria. Dino (questo il diminutivo che userà, con cui è conosciuto e con cui ha firmato tutte le sue opere), è l’unico maschio, l’ultimo di cinque figli. Il suo percorso di formazione lo porta prima a Trieste, alla Scuola per Capi d’Arte, e poi a Venezia, dove ottiene la licenza all’Accademia di Belle Arti e il diploma di “maestro d’arte” all’Istituto d’Arte, nel 1938.
Dino Predonzani aveva intrapreso l’attività artistica nella seconda metà degli anni Trenta, quando risulta iscritto al G.U.F. di Pola e prende parte alle mostre Sindacali, Prelittoriali e Littoriali. Importante è la partecipazione a due concorsi: quello per l’affresco alla Biennale di Venezia del 1938 (dove ottiene il primo premio con Attesa ai ludi sportivi) e quello per la decorazione di alcuni edifici destinati all’E 42 (l’Esposizione Universale prevista per il 1942 a Roma, non realizzata per il sopraggiungere degli eventi bellici). La sua carriera, appena avviata ma già “brillante”, viene interrotta dalla guerra: Predonzani è richiamato alle armi come ufficiale di complemento.
Destinato a un campo di raccolta del bestiame disperso nella zona d’Idria, in seguito all’armistizio viene deportato dai tedeschi nei campi di concentramento di Polonia e Germania. La sua prigionia dura venti mesi, durante i quali viene spostato in diversi campi: Luchenfeld e Chelm nel 1943; Deblin da gennaio a marzo 1944; tra l’aprile 1944 e il 1945, Oberlangen/Lathen, Sandbostel ed infine Amburgo, dove sarà liberato. Rientra a Trieste nell’agosto e, nello stesso mese, va a Capodistria. La città, però, è sotto il dominio di Tito e l’atmosfera gli ricorda il Lager. È costretto ad abbandonarla dopo aver trascorso solo pochi giorni, probabilmente meno di una settimana, con i suoi genitori, come ricorda la nipote, Lia Brautti. Dino Predonzani si stabilisce quindi definitivamente a Trieste, rimanendo affezionato alla sua terra natale e nella sofferenza per l’ingiustizia dell’esodo e della casa espropriata.
Inizialmente, abita con una delle sue sorelle e la sua famiglia in Via Fabio Severo; adibisce a studio la cosiddetta “casetta del giardiniere”, una dependance, della villa dell’amica Niny Rocco, a Scorcola, in Via Virgilio, mentre all’inizio degli anni Cinquanta compera una casa in Via Massimiliano D’Angeli, al numero 34, per sé e per i suoi genitori, che si trasferiscono da Capodistria. In città si divide sopratutto tra il lavoro di pittore, di decoratore, di insegnante. Oltre ai dipinti realizza infatti pannelli decorativi per navi (tra il 1949 e il 1967 lavora per venti navi di linea, collaborando con importanti architetti) ed edifici (alberghi e palazzi di Trieste), da sottolineare poi l’attività didattica, a cui si dedica con grande impegno. In particolare svolgerà un ruolo importante all’Istituto Statale d’Arte di Trieste: nel ’55 partecipa alla fondazione, ne è vicedirettore dall’anno successivo, fa parte del Consiglio d’Amministrazione e insegna decorazione pittorica della nave per molti anni, formando nuove generazioni di artisti e insegnanti. Lavora inoltre come scenografo, nel campo della grafica e nell’ambito di associazioni e circoli culturali triestini. Tutte attività che hanno termine a metà anni Settanta. L’artista morirà nel 1994.