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Elio Lampridio Cerva

Elio Lampridio Cerva

Professione: Oratore, lessicografo e poeta incoronato
Luogo: Dalmazia
Autore: Ildebrando Tacconi; S.P.Novak

Nec sapio Illyriam, sed vivo et tota latina majestate loquor” diceva di sé il raguseo Elio Lampridio Cerva, nato nel 1460. La vita di Cerva, uno dei poeti più dotti del suo tempo, fu tempestosa e inquieta, marcata dalla forte insofferenza nei confronti dei contatti impuri e delle barbariche maniere da cui era circondato. Sentendo materno più il latino che lo slavo, visse tutta la vita in una violenta contrapposizione con il “rozzo” vicinato. I suoi tormenti socio-linguistici, trovarono sfogo nelle sue elegie come rimpianto dei tempi in cui a Ragusa non risuonava altra lingua che quella latina, o come augurio di non sentir più l’eco di quella stribiligo illirica, “scittica lingua che infetta”. La sua indole passionale e intensa prese inoltre forma negli ardenti versi (secondo l’opinione di alcuni critici, i migliori che abbia scritto), di tono più o meno esplicito, delle elegie erotiche del ciclo di Flavia dedicato però non solo all’omonima romana spudorata e lussuriosa, ma anche alla matrona ragusea della famiglia Bona. L'intolleranza della sua natura verso qualsiasi tipo di oppressione, salvo che in versi, lasciò il segno anche in atti ufficiali del comune: ebbe infatti uno scontro in pubblico con la suocera, per cui dovette trascorrere le vacanze di Natale in prigione (successivamente descritte in un’Elegia dell’incarcerato). Di lui sappiamo inoltre che a 13 anni andò a Roma, al seguito dello zio Stefano, ambasciatore della curia papale di Sisto IV: qui fece vita goliardica, svegliò il suo talento poetico che lo fece accogliere nel circolo di Pomponio Leto, e gli meritò la corona d’alloro, con cui fu incoronato in Campidoglio. Lì studiò la drammaturgia antica e stese uno studio sulle commedie di Plauto. È di questo periodo il Lexicon (1480), dizionario enciclopedico in latino, di 429 pagine e in grande formato (33 x 23 cm). Al ritorno a Ragusa “creatura di Roma”, negli anni '90, cominciò a lavorare a scuola, e come il suo predecessore, fu portavoce della Repubblica di Ragusa. Finalmente, forse spinto dalle circostanze in cui viveva, decise di ritirarsi in solitudine sullìisola incantata di Ombla, dove rimase fino al 1521, anno in cui scomparve. Nonostante il titolo di poeta, che gli venne attribuito nei documenti comunali, Cerva durante la vita pubblicò solo quattro brevi componimenti. La sua opera principale, De Epidauro è rimasta incompiuta: si tratta di un poema epico il cui soggetto sono le invasioni turche del territorio raguseo. In due codici della biblioteca Vaticana sono raccolte invece poesie latine di vario argomento - familiare, religioso e amoroso - con vivaci richiami sia agli altri testi del tempo che alla sua rovente natura (in alcune per esempio descrive quali assalti rinascimentali, violenze amorose che non gli dovevano essere del tutto estranee). Comunque, le opere di uno dei più grandi umanisti ragusei, la cui opera letteraria supera di gran lunga quella dei suoi contemporanei e concittadini, oggi vengono pubblicate più all'estero che in Croazia. Invito alla lettura Dunque, oh, Giove, vuoi spogliare il lido illirico dei suoi coloni romani? Qual è il mio delitto? Devo io pagare il fio dell’inospitale barbarie degli sciti? Ora sono tutta romana, non ho l’odor d’Illiria, ma vivo e parlo con ogni maestà latina. Allontana da me le mani sacrileghe; scaccia ogni barbari