Professione: Storiografo
Luogo: Dalmazia
Autore: f.s. Dalmazia
Giovanni Lucio ( Traù, 1604 - Roma, 1679)
Giovanni Lucio (Traù, 1604 - Roma, 1679), nato nel settembre del 1604 da una nobile famiglia traurina, è considerato il padre della storiografia dalmata.
Iniziò gli studi nella città natale, successivamente si trasferì a Roma per due anni, dove venne beffeggiato dai compagni per la sua parlata veneta; si trasferì nuovamente, per terminare gli studi a Padova, dove si laureò in giurisprudenza.
Tornò alla città natale e svolse funzioni riservate alla nobiltà: fece parte del Consiglio Municipale (1631) che lo mandò a Venezia per difendere i diritti della nobiltà dalle continue pretese dei cittadini (1641).
Dopo aver sbrigato faccende familiari, assicurandosi una rendita annua di 400 ducati, si trasferì definitivamente a Roma (dal 1654) e si dedicò alle sue ricerche.
Qui divenne membro, ed, in un immediato futuro, presidente del Collegio di San Giacomo.
Fece parte di molte accademie del suo tempo e mantenne regolarmente la corrispondenza con studiosi italiani ed europei.
A Roma scrisse il suo capolavoro,
De regno Dalmatiae et Croatiae (in latino, Amsterdam, 1666): lavoro fondato su scrupolosi giudizi critici, l'opera gli conferì notevole fama a livello internazionale.
L'opera è una sintesi storica, illustrata da
sei atlanti storici, dalla preistoria fino al secolo XV, fondata su argomentazioni ben documentate, munita di un ampio elenco bibliografico, commentato dall'autore. Divisa in sei libri, l’opera abbraccia la storia della Dalmazia.
A Venezia, nel 1673, uscì la storia di Traù scritta in italiano,
Memoriae istoriche di Tragurio, l'odierna Trau, titolo a cui venne aggiunto dall'editore “ed altri successi di Dalmazia” per favorirne la diffusione.
Il libro è dedicato al cardinale Pietro Basadonna, ambasciatore di Venezia a Roma.
Scrisse anche un libro sulle iscrizioni romane in Dalmazia, tra cui anche quelle collezionate da Marullo.
Prima della morte finì di redigere il testo dello Statuto della città di Traù, preparandolo per le stampe.
Morì a Roma nel 1679.
Il suo corpo è sepolto nella chiesa di San Girolamo.
Lucio fu il primo storiografo ad usare criticamente le fonti storiche (cronache e documenti, iscrizioni e testamenti), tale peculiarità gli valse il titolo di padre della moderna storiografia dalmata.
Fonti
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www.pujanke.hr/split-capital/illyrian_academy8.htm
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hr.wikipedia.org/wiki/Ivan_Lu
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Vitaliano Brunelli, Dalmazia,…
De regno Dalmatiae et Croatiae ( I sei libri )
“onde, se la disputa ha da stare nel titolo regio, le isole del levante non formano titolo; e se bene Sansovino dice che lo stato di terraferma, Friuli e Istria, formano un altro regno, questo è parte dell’Impero occidentale, anzi del Regno d’Italia, onde alli Veneziani resta la Dalmazia, ché, se l’affetto non m’inganna e se comincia a crivellare le cose, qui si cascarà al sicuro”.
Fu la guerra di Candia e il suo esito imprevedibile, che lo spinse a occuparsi della storia dalmata.
Infatti, lo scopo del libro era di dimostrare che i possedimenti veneziani lungo la costa orientale dell’Adriatico avevano costituito un regno che procuravano a Venezia la sede regia e la dignità reale.
Basato sulla minuta ricerca storica, comincia con la descrizione dell’Illirico e della Dalmazia, a seconda dei confini, che avevano avuti nei vari tempi, per passar successivamente al Medioevo, segnalato dall’imperialismo bizantino, e pericolo dei Saraceni e Narentani, davanti a cui Venezia si trovò.
Non fidandosi degli editori nazionali, confidò la pubblicazione dell’opera al suo amico ed editore, Cornelio Blaev, da Amsterdam.
Qui però, la pubblicazione venne ostentata dalla peste e dalla guerra, sicché solo nel 1667 l’autore venne a sapere che i volumi della sua Storia furono in vendita a Vienna.
Si fece mandare quindi alcuni esemplari, che da Roma mandò a Traù e a Zara.
Memoriae istoriche di Tragurio, ora detto Trau
Tratta la storia di Traù, e quella dei territori circostanti (per esempio, guerre con Spalato e Sebenico); nel cap. II e III del libro quarto esamina oltre alla costituzione interna dei municipi dalmati, la lingua in uso e il significato di certe parole slave entrate negli statuti della Dalmazia.
I sei libri
- Dai tempi più antichi alle invasioni dei barbari, specie degli Avari e degli Slavi che occuparono la provincia e ne distrussero le città, narra dei Croati e del loro passaggio al Cristianesimo, dei loro sistemi amministrativi, mettendo in evidenza tra la Dalmazia propria dalla Croazia e dalla Serbia.
Termina con il nono secolo dopo Cristo, con cenni sulle contese tra i Franchi e i Bizantini per il predominio sulla Dalmazia, e con il successivo ricorso dei dalmati alla protezione veneta.
- Si racconta del periodo così detto croato (dal nono al dodicesimo secolo) e delle gesta dei duchi e dei re croati, in quanto hanno attinenza con le città dalmate, obbligate a chiedere aiuto a Venezia contro la prepotenza degli Slavi.
Nel libro II Lucio vi distingue la Dalmazia romana dalla Croazia, gli usi delle genti di esse, e i confini delle due provincie.
- Narrazione delle lotte tra Venezia e Costantinopoli (che aveva tentato ancora una volta di occupare la Dalmazia).
- Narrazione delle lotte tra Venezia e l’Ungheria dalla distruzione di Zara (1202) alla pace di Zara (1358) in cui Venezia dovette cedere tutti i suoi possedimenti sulle rive orientali dell’Adriatico.
- Descrizione del dominio ungherese, fino alla vendita da Ladislao, re di Napoli, alla repubblica di Venezia.