Veltroni e gli esuli giuliano-dalmati a Roma
Nel gennaio 2021 è stata pubblicata la seconda edizione del libro di Walter Veltroni “Roma. Storie per ritrovare la mia città” (Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2021). Ho acquisito il libro con molto interesse anche perché Walter Veltroni, nel suo ruolo di sindaco di Roma (dal 2001 al 2008), si era spesso interessato alla comunità degli esuli giuliano- dalmati presenti nella capitale, promuovendo convegni in Campidoglio in occasione del Giorno del Ricordo e sostenendo alcuni progetti molto importanti per ricordare la tragedia delle foibe.
Tra questi progetti, sottolineo in particolare, il sostegno offerto da Veltroni alla progettazione e alla costruzione di un monumento alle vittime delle foibe giuliane posto in una parte del piazzale (intitolato durante la giunta Rutelli alle vittime delle foibe istriane nel dicembre 1997) antistante all’ uscita della stazione “Laurentina” della Metropolitana B; una visita ufficiale all’Archivio Museo storico di Fiume e al quartiere Giuliano-Dalmata e, infine, la promozione del primo viaggio del ricordo del Comune di Roma alla Foiba di Basovizza.
Aggiungo un altro importante atto di Veltroni nei confronti della storia del confine orientale risalente al 1997, quando in qualità di Ministro per i Beni culturali approvò lo stanziamento di un congruo contributo per il sostegno alla ricerca della Società di Studi Fiumani con l’Istituto Croato per la Storia di Zagabria sulle vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni dal 1939 al 1947. Una ricerca internazionale e finora unica nel suo genere, che ha poi trovato adeguata pubblicazione in un elegante volume bilingue, italiano e croato, edito per la collana “Sussidi” della Direzione Generale per gli archivi.
Nel capitolo ventunesimo del libro, intitolato “I viaggi e i luoghi della memoria”, l’autore ricorda le iniziative promosse per non dimenticare la Shoah e quindi il viaggio ad Auschwitz, si sofferma poi sulla strage delle Fosse Ardeatine e infine dedica una pagina, molto significativa, alla presenza degli esuli giuliano-dalmati a Roma e alla tragedia delle foibe. Penso a questo punto che valga la pena riportare integralmente le parole, chiare e senza tentennamenti, di Veltroni da pag. 177 a pag. 178 del suo libro:
Proprio il presidente Ciampi ha parlato in tante occasioni, della necessità di coltivare, come Paese, come popolo una “memoria intera”. Ha perfettamente ragione. Abbiamo bisogno di leggere insieme e di far conoscere, in primo luogo ai giovani, tutte le pagine della nostra vicenda nazionale, comprese quelle più dolorose, quelle per troppo tempo rimosse. Nessun luogo, nessun evento, va dimenticato o sottaciuto. E’ il modo migliore, per non tradire la storia, per sapere e per distinguere, per non offuscare le differenze. Il viaggio che facciamo il 31 gennaio 2005 nella Venezia Giulia, dalla Risiera di San Sabba alla foiba di Basovizza nasce infondo proprio da qui. Vogliamo portare la memoria a un passato che è anche nostro. A Roma vive una comunità di cittadini originari dell’Istria, di Fiume della Dalmazia, che iniziarono ad arrivare in città nel 1947, e trovarono una prima accoglienza nei cosiddetti “ padiglioni” che avevano precedentemente ospitato gli operai addetti alla costruzione della mussoliniana E42, l’Esposizione Universale.
È una parte di Roma verso la quale vogliamo in questo modo saldare un debito di conoscenza, sono persone e famiglie che fuggirono da una tragedia che non può e non deve essere dimenticata. E’ una parte di Roma verso la quale vogliamo in questo modo saldare un debito di conoscenza, sono persone e famiglie che fuggirono da una tragedia che non può e non deve essere dimenticata. Una tragedia fatta di odio, di persecuzioni che in nome del comunismo costrinsero gli abitanti ad abbandonare la propria terra, di uccisioni di massa, di terrore, di una barbara violenza racchiusa in un nome: le foibe, dove vennero gettati, in molti casi ancora vivi, migliaia di italiani. Per lunghi anni su questa vicenda è calato, nel nostro Paese, un sostanziale oblio. Ha contribuito a tale colpevole rimozione una parte della cultura di sinistra, rimasta prigioniera dell’ideologia, subalterna – per dirlo con chiarezza – alle esigenze del comunismo internazionale, a un presunto realismo politico. Ora non sono più ammesse amnesie, né reticenze o rimozioni di sorta: quella dell’esodo-espulsione e quella delle foibe sono pagine vergognose della nostra Storia. Noi vogliamo che Roma le conosca tutte, queste pagine. Senza dimenticare o sottovalutare nulla.
Marino Micich
Direttore dell’Archivio Museo Storico di Fiume (Roma)